ANNO 14 n° 109
''I nano-politici che guidano la macchina burocratica''
Nota di Stefano Signori, Confartigianato
27/05/2016 - 17:03

Dal presidente di Confartigianato Stefano Signori riceviamo e pubblichiamo

VITERBO - Sono ormai passati dieci anni dall'ultimo picco di borsa italiano, quando l'entrata nell'euro da parte del nostro Paese era riuscita a rimandare l'insolvenza nazionale. Infatti sin dal tonfo durante la Grande Recessione, la borsa italiana non è andata da nessuna parte, passando da un rimbalzo ad un altro in quello che è sempre di più un lento deterioramento delle condizioni economiche di base. Lo stesso vale per il mondo politico. Siamo passati da una figura politica ad un'altra, senza ottenere altro che un dissesto sociale continuo. Eppure la retorica del cambiamento non finisce mai d'essere ripetuta. Eppure la retorica della ripresa economica, dopo l'ennesimo rimbalzo verso il nulla, non finisce mai d'essere ripetuta.

È come se ci trovassimo in un continuo presente, in cui tutte le realtà che ne fanno parte si sforzano di prolungare questo stato di quiete il più a lungo possibile. Non esiste un futuro. In sostanza è quello che sta affermando la BCE sin da quando ha inaugurato i tassi negativi sui depositi in custodia presso la sua struttura. Inoltre, è quello che si ritrovano ad affrontare coloro che popolano i mercati azionari e obbligazionari. Infatti i margini di rendimento sono così sottili che ormai non esistono più giudizi oggettivi per determinare quale titolo valga la pena acquistare e quale no.

Le banche centrali mondiali, attraverso la loro gigantesca Offerta d'Acquisto sotto forma di accomodamento monetario, hanno inondato i mercati finanziari con un continuo flusso di fondi a buon mercato, i quali hanno inizialmente distrutto una qualsiasi parvenza di determinazione onesta dei prezzi e in seguito assottigliato al centesimo di punto percentuale i rendimenti dei vari titoli. La nota peggiore di questa storia è data dalla pericolosità che rappresenta per la ponderazione del rischio la sinergia di questi due elementi. Non sorprende quindi, se il mercato ad alto rendimento sia stato reso 'innocuo' negli ultimi 7 anni da una baldoria del credito alimentata dalle banche centrali e trasmessa in questi mercati (principalmente) da investitori istituzionali.

 

Insomma, finché è fluito e finché fluisce il denaro a basso costo pare che si crei una sorta di nebbia avvolgente che mantiene le cose in stallo. Ma ci sono essenzialmente due variabili che perturbano questo presunto equilibrio: l'esplosività dell'ingegneria finanziaria e il deterioramento dei creatori di ricchezza reale. Per quanto riguarda il primo elemento, abbiamo visto come esso sia cresciuto a dismisura sin da quando le banche centrali hanno messo mano al loro arsenale non convenzionale. Accedere al credito è diventato molto più facile per chi potesse garantire denaro contante in controparte, o un flusso di cassa cospicuo. Inutile dire che il ricorso ad asset intangibili come quest'ultimo è stata una pratica comune tra le grandi aziende. Di conseguenza hanno potuto aggiustare l'andamento dei loro titoli in borsa attraverso campagne di riacquisti d'azioni proprie.

Quindi l'unico modo che si ha per creare una sorta di presunta crescita economica è quella di far sembrare che il proprio titolo in borsa guadagni fiducia, nonostante la realtà dica il contrario, oppure rivolgersi ad un altro trucco finanziario: acquisizioni e fusioni. Ovvero, creare valore aggiunto fondendosi con altre attività commerciali che debbano, in qualche modo, creare una nuova realtà il cui potenziale di crescita è superiore alle due entità separate. Ciò non avviene solo a livello aziendale, ma anche a livello bancario.

Per quanto riguarda il secondo elemento, il deterioramento dei veri costruttori di ricchezza reale, ovverosia i consumatori, i risparmiatori, i veri proprietari dei conti di risparmio vengono lasciati a corto di opzioni tra cui scegliere: per ricavare utili sono costretti quindi ad intaccare i loro risparmi per far fronte ai costi della vita in costante ascesa. Se non fosse per i prezzi del petrolio che stanno dando una tregua ai consumatori europei, il peso dei prezzi relativi avrebbe già schiacciato ciò che rimane dell'economia di Main Street.

La colonia di vecchi in cui si sta trasformando l'Italia e la prospettiva di una pensione impossibile, dovrebbe spingere quante più persone possibili ad immagazzinare denaro per far fronte alle incertezze del futuro. Inutile dire che l'Italia, ormai, senza una strategia di investimenti nell'economia reale, nei giovani, nelle imprese, nel lavoro, ostacolando le associazioni come Confartigianato di essere presente per le strategie del settore da lei rappresentato, senza tutto questo, è una causa persa. È solo una questione di tempo prima che la follia del carrozzone di politici nostrani, i nano politici che guidano la macchina burocratica, facciano esplodere il 'belpaese'.

 

 






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