ANNO 14 n° 89
Grotta Scalina,
la tomba ritrovata
Scoperta alla fine dell'800,
č stata ora riportata alla luce
08/08/2015 - 00:00

VITERBO – Conclusa la campagna di scavi 2015 della tomba monumentale di Grotta Scalina. Il sepolcro etrusco risalente alla fine del IV secolo a.C., era noto già alla fine dell’800, tanto da essere descritto sia dall’archeologo Luigi Rossi Danielli (Viterbo 1970 – 1909) che dallo storico Andrea Scriattoli (Vetralla 1856 – 1936). Dall’inizio del XX secolo, però, si era persa ogni traccia della camera sepolcrale e degli otto sarcofagi che contiene. A riscoprirla nel 1998 era stata un’équipe guidata dal professor Vincent Julivet del Cnrs francese, impegnata nella prospezione archeologica sulla vicina Musarna.

Anche quest’anno Julivet è tornato a Grotta Scalina, una località a metà strada tra Viterbo e Tuscania, immersa in un paesaggio incontaminato, solcato da un grosso torrente, con un gruppo di venti studenti provenienti da Francia, Stati Uniti e università di Firenze. ''Siamo stati a Viterbo dal 5 luglio al primo agosto - spiega l’archeologo – per proseguire gli scavi. Contiamo di tornare l’anno prossimo per svelare i misteri che ancora avvolgono il sito. E sono ancora tanti''.

In primo luogo, Julivet e la direttrice degli scavi, Edwige Lovergne, laureata alla facoltà di Beni Culturali all’Università della Tuscia con una tesi proprio sul sepolcro di Grotta Scalina, sospettano che la tomba riportata alla luce non potrebbe essere quella per la quale è stato costruito il grande apparato esterno: un monumento funerario composto da due grandi colonne scavate nel tufo, oggi parzialmente crollate, sormontate da un tetto a doppio spiovente, anch’esso in gran parte crollato, sotto il quale era stata realizzata una sala banchetti per i vivi. Sul lato sinistro del monumento c’è una grande scalinata che conduceva sul tetto per proseguire sul lato destro fino alla sommità dello sperone tufaceo.

''La camera sepolcrale – spiega Julivet – è stata scavata in modo approssimativo. La colonna che la sorregge non è centrata rispetto alla volta. Inoltre – sottolinea – le pareti interne sono solo abbozzate. C’è una differenza stridente tra l’apparato monumentale esterno, imponente e raffinato, e la sepoltura per la quale era stato costruito, del tutto disadorna, tanto che sembra scavata in fretta e senza alcuna attenzione estetica. Anche gli otto sarcofagi che contiene, tutti violati, sono poveri e inadeguati se raffrontati con la maestosità esterna. Potrebbe essere stata realizzata in epoca successiva per un ramo secondario della ricca famiglia che viveva in questa zona''.

Da qui un’ipotesi suggestiva tutta da verificare: ''Ci potrebbe essere un’altra sepoltura – argomenta lo studioso -, quella per la cui è stato costruito il monumento. Non sappiamo dove sia, ma la stiamo cercando. Abbiamo fatto dei saggi sotto il pavimento della camera sepolcrale, ma finora non è emerso nulla. Continueremo la ricerca il prossimo anno, anche con le indagini geofisiche''.

L’altro mistero da svelare è il possibile riuso delle tombe in epoca cristiana fino al XVIII secolo, soprattutto quelle arcaiche che si trovano davanti all’apparato monumentale. ''Vicino a una delle due tombe arcaiche del VI secolo a.C. – riprende Julivet – abbiamo trovato una medaglia del giubileo del 1600. Nel terreno circostante, inoltre, abbiamo raccolto frammenti di bucchero e di ceramiche medievali e rinascimentali. Due circostanze che potrebbero far ipotizzare un riuso delle sepolture. Un pellegrino diretto o di ritorno da Roma sulla via Francigena – afferma - potrebbe essere morto durante il viaggio e trasportato fin qui per essere seppellito. Sottoporremo le ossa ritrovate nella tomba al test del carbonio 14 per stabilirne l’epoca''.

A quest’ultimo aspetto è collegato il mistero più suggestivo di Grotta Scalina: il monumento etrusco, nei secoli successivi, potrebbe essere diventato un luogo di culto cristiano? E’ stato per qualche secolo una sorta di santuario rupestre in grado di richiamare fedeli da ogni dove? ''Stiamo verificando anche questa ipotesi – spiega Julivet -, perché lo suggeriscono molti indizi. La scalinata alla sinistra del monumento, ad esempio, sembra che sia stata modificata in modo tale da essere percorsa in ginocchio, come la celebre Scala Santa di Roma. Non sappiamo ancora a chi fosse stato dedicato l’ipotetico luogo di culto, ma l’argomento merita di essere approfondito''.

Alla domanda se qualche autorità viterbese gli abbia fatto visita durante la campagna di scavi, magari per chiedergli se avessero bisogno di qualcosa, Julivet risponde con un secco ''no''. Tutto come previsto.

 






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