ANNO 14 n° 89
Governo nega negoziato con Ue, per 2015 caccia a 13 mld
19/08/2014 - 09:43

'I giornali di agosto sono pieni di progetti segreti del governo. Talmente segreti che non li conosce nemmeno il governo. #nonesiste #maddeche'. Così il premier Matteo Renzi su Twitter rispetto alle intenzioni dell'esecutivo apparse sui quotidiani. 

Nessuna trattativa in corso tra Roma e Bruxelles per strappare all'Unione europea un allentamento delle regole di bilancio. Dopo il no comment arrivato dalla Commissione Ue, è Palazzo Chigi a smentire con decisione le indiscrezioni circolate sulla stampa nel week end di Ferragosto, sul possibile dimezzamento allo 0,25% dell'obbligo imposto ai paesi meno virtuosi di ridurre dello 0,5% annuo il saldo di bilancio strutturale, ovvero il rapporto tra il Pil reale e il Pil potenziale al netto del ciclo economico e delle una tantum.

 

La linea politica del governo italiano nel semestre di presidenza europeo è quella di ottenere uno spostamento del baricentro della strategia comune sulla crescita, ma di 'favori' il governo Renzi non sembra intenzionato a chiederne. Sembra peraltro davvero troppo presto, in pieno agosto, per intavolare già ora un negoziato con la Commissione, i cui nuovi membri devono peraltro essere ancora nominati. Gli appuntamenti cruciali sono ancora tutti da venire: consiglio europeo di fine mese in primis, Ecofin e Eurogruppo a Milano a metà settembre, insediamento dei nuovi commissari a novembre.

 

Nel frattempo l'Italia dovrà presentare la nota di aggiornamento del Def e poi, entro il 15 ottobre, la legge di stabilità, e solo allora la situazione dei conti pubblici italiani - abbinata allo stato di avanzamento delle riforme - verrà attentamente valutata da Bruxelles. Stando solo alle misure già indicate, per la manovra 2015 serviranno almeno 13 miliardi di euro. Il bonus Irpef non sarà con ogni probabilità allargato a incapienti e partite Iva come inizialmente promesso, ma il costo annuo è comunque di 10 miliardi di euro: 3,5 sono di fatto già stati trovati quest'anno, visto che le misure di spending review utilizzate (sempre che si concretizzino in toto) sono strutturali, mentre 6,5 restano ancora da cercare con i nuovi piani di razionalizzazione della spesa. Già coperto con l'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie è il taglio dell'Irap del 10%, stavolta a regime per tutto l'anno. Anche in questo caso, si è spesso auspicato una maggiore riduzione che però costerebbe a quel punto più di quanto assicurato dal rialzo dell'aliquota sulle rendite al 26%. Da finanziare restano però circa 4 miliardi delle cosiddette 'spese indifferibili' che si ripropongono ogni anno, come missioni militari, autotrasporto, cig, 5 per mille ecc.., ed altri 2,4 miliardi di aggiustamento, eredità del governo Letta (rivisti dagli iniziali 3 miliardi) da coprire, anche in questo caso con la spending del commissario Cottarelli. Pena una riduzione delle detrazioni fiscali e quindi un aumento delle tasse che Renzi vuole assolutamente evitare.

 

Quello delle agevolazioni è del resto un cantiere aperto ormai da tempo al ministero dell'Economia. Il governo non punta a tagliarle tout court, ma una revisione potrebbe andare a colpire gli abusi che si nascondono nella giungla di deduzioni e detrazioni a favore dei contribuenti. Il lavoro, per il Tesoro e per la task force economica di Palazzo Chigi, sarà sicuramente impegnativo. Con una crescita che, come riconosciuto anche dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, si annuncia molto più bassa dello 0,8% previsto nel Def (la voce che circola è dello 0,2-0,3%) l'obiettivo rimane quello di mantenersi rigidamente sotto la soglia del 3%. Potendo così mantenere la testa alta in Europa.

ansa.it






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