ANNO 14 n° 110
GIOVANI RIBELLI – KILL YOUR DARLINGS
Recensione di Laura Tanziani
12/12/2013 - 10:32

Giovani ribelli può richiamare l’Attimo fuggente ma con quel capolavoro c’entra poco o niente, sia per intenti e trama totalmente differenti, sia per suggestione e innovazione.

La storia ruota attorno alla formazione artistica e culturale di Ginsberg, Kerouac, Burroughs, future icone della Beat Generation, il movimento che ha riscritto le regole della letteratura americana. La trama oscilla tra la giovanile formazione artistica dei futuri geni letterari, la ricostruzione e le dinamiche dell’assassinio di David Kammerer per mano di Lucien Carr, personaggio di forte interesse e ambiguità, e tra il rapporto amoroso in erba di Ginsberg e Carr che scatena la gelosia di Kammerer. Non mancano scene d’amore omosessuale di una certa forza e intensità, condite dall’eterna storia dell’innamoramento maledetto che esercita sempre quella certa cattiva influenza che fa finire tutto molto male. Il plot del delitto e la sua ricostruzione servono a mostrare un evento nella vita delle persone prima che esse diventino quello che saranno a causa degli accadimenti che le hanno modificate.

Film di esordio per il regista John Krokidas che sceglie, per narrare la formazione artistica dei tre anche l’assassinio di Kammerer, che gli permette di adottare modalità del genere noir anni Quaranta. Il conflitto mondiale è tenuto in secondo piano, percepito solo attraverso le notizie radio o direttamente dal fronte. Godibile e bella la colonna sonora di Muhly che parte con Lili Marlene rivisitata e prosegue con jazz d’annata.

Regia e montaggio si rendono funzionali al crescendo drammatico, ai personaggi tormentati, agli ambienti fumosi e alle luci cupe. Ma l’estro registico perde ben presto quel tratto per smarrirsi nella ricerca di scelte stilistiche innovative, rovinando nel manierismo che contamina la spontaneità di un film coraggioso, a bassi costi, ricco di forte energia e intenti innovativi. Anche le luci di Reed Morano, fascinose nella prima parte, si adeguano a quell’andamento e corrono verso un’illuminazione romantica e naturalistica che perde di seduzione. Il lato migliore del film è la grande energia che scatena e comunica allo spettatore soprattutto nella scena chiave in cui, Ginsberg, Kerouak, Burroughs e Carr gettano le basi per il loro movimento culturale/estetico facendo a pezzi libri, parole e pagine per riassemblarle tutte in un nuovo manifesto poetico stile Dada.

La sceneggiatura di Krokidas stesso e di Austin Bunn è anch’essa piena di forza e, in certi passaggi, coraggiosa e violenta nel linguaggio.

Il cast di attori è di livello. A cominciare da Daniel Radclife che interpreta Allen Ginsberg e che dalla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, depone la bacchetta magica per entrare nei panni di un ragazzino ebreo e insicuro che mostra le sue capacità di spessore e carisma solo attraverso momenti d’impaccio.

Dane Dehanne è Lucien Carr, bello, ambiguo, seducente e con una sensibilità fragile dietro occhi di ghiaccio. Un attore che è già considerato l’erede di Leonardo Di Caprio e forse anche di Brad Pitt. Sicuramente il più bravo e carismatico.

Michael C. Hall è David Kammerer, che arricchisce di umanità e complessità un personaggio cupo, dimostrando di nuovo il suo talento.

Ben Foster è William Burroughs cui infligge inquietudine visionaria con stravaganza.

E infine Jack Huston, giovane rampollo di cotanta famiglia (è il nipote di John Huston) è uno spigoloso Jack Kerouak.

Il cast femminile è relegato a ruoli secondari anche se molto ben dipinti da Elisabeth Olsen e da Jennifer Jason Leigh.

In ultima analisi, Giovani Ribelli è un film sul raggiungimento della maggiore età emotiva dei personaggi, unito alla ricerca della consapevolezza che si può fare qualcosa d’importante con la propria vita. Senza dimenticare il dramma e il conflitto cui bisogna sottoporsi per diventare davvero se stessi.

Si può vedere, senza aspettativa di grande cinema.

Facebook Twitter Rss