ANNO 14 n° 117
Giovane viterbese trovato morto in cella, chiesta la condanna di tre medici
17/10/2014 - 23:58

VITERBO - Due anni e 10 mesi di reclusione: questa la condanna chiesta dall'accusa a carico di Andrea Franceschini, Giuseppe Tizzano e Andrea Silvano, i tre medici in servizio nel reparto ospedaliero del carcere romano di Regina Coeli, accusati di omicidio colposo in relazione alla morte in cella del giovane viterbese Simone La Penna.

Secondo la procura i tre medici non vigilarono in modo adeguato sulle condizioni di salute di La Penna, che era affetto da una grave forma di anoressia.

La Penna, nel gennaio del 2009, venne portato nel carcere di Viterbo per scontare una condanna di due anni, quattro mesi e 29 giorni per detenzione di sostanze stupefacenti. Allora pesava 79 chili. Il 27 luglio venne ricoverato all'ospedale Sandro Pertini dove restò due giorni. La difesa, quindi, avanzò le richieste di arresti domiciliari ma furono respinte dal Tribunale di Sorveglianza, secondo il quale il regime detentivo era compatibile con il suo stato di salute. Le condizioni continuarono a peggiorare al punto che La Penna, dopo essere dimagrito 34 chili, venne trovato morto nella sua cella il 26 novembre di cinque anni fa.

La vicenda venne accostata al caso di Stefano Cucchi, morto il 27 ottobre dello stesso anno nel Reparto detenuti dell'ospedale ''Pertini'', dopo un pestaggio e una settimana di detenzione.

Secondo la procura della Repubblica di Roma, i medici, non avrebbero somministrato al giovane le cure necessarie, nonostante i loro colleghi in servizio nel carcere di Viterbo, dove era detenuto La Penna prima del trasferimento a Regina Coeli, gli avessero diagnosticato ''anoressia e vomito con calo ponderale e episodi di ipokaliemia''.

Le terapie, secondo l'accusa, furono iniziate solo 43 giorni dopo il ricovero nel centro clinico del carcere romano. Un lasso di tempo, ritenuto eccessivo dagli inquirenti, aggravato dalla mancata verifica sulla effettiva somministrazione della terapia psichiatrica.

Inoltre, i medici, nonostante il progressivo peggioramento delle condizioni di La Penna, non avrebbero chiesto il suo trasferimento in una struttura sanitaria specializzata nel contrasto dell'anoressia e dei suoi effetti.





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