ANNO 14 n° 110
Giorni Anomali, storia di una ''fusione'' di stili
I chitarristi e il bassista della band raccontano l'album che esce venerdì
01/12/2015 - 02:00

di Eleonora Celestini

VITERBO – Esperienze diverse, formazione differente, visioni antitetiche e percorsi musicali eterogenei. Metti insieme tutta questa disuguaglianza militante ed ecco che vengono fuori i Giorni Anomali, al secolo Federico Meli (testi e voce), Stefano Capocecera (basso), Federico Maragoni (batteria), Riccardo Aquilanti (chitarra elettrica e acustica) e Alessio Forlani (chitarra elettrica e acustica). Giovedì prossimo esce il video del loro nuovo singolo dal titolo ''Quando non è il momento'', girato dalla regista e fotografa viterbese Giulia Selvaggini. Poi venerdì alle 19 all'Underground dischi di Viterbo la presentazione del nuovo album, il terzo della band viterbese, dal titolo ''Quello che non si impara a scuola''. Dieci brani inediti – alcuni dei quali però già noti al pubblico che ormai da anni segue i Giorni Anomali – più la versione acustica del successo ''Quattordici anni'', di cui ai lettori di Viterbonews24 ha parlato giorni fa il front-man del gruppo, Federico Meli. E di cui oggi invece spiegano i segreti alcuni altri componenti dell’apprezzata band.

Stefano Capocecera è il bassista del gruppo, tiene corsi di basso e suona anche in diverse cover band. ''Lo faccio per lavoro - spiega - ma un conto è la cover band, un conto è far parte di un progetto tuo in cui suoni musica inedita. Proporre sul palco la tua musica, davanti al pubblico che ti segue sempre e negli anni è cresciuto, è una soddisfazione unica, senza paragoni''. Specie per lui che, insieme a Federico Meli, è uno dei due ''superstiti'' della formazione iniziale. ''Sono con Fede in questo progetto da quando è nato nel 2008 - continua -. Siamo partiti da zero, suonavamo nelle cantine, nelle taverne degli amici. Il processo di evoluzione che ci ha portato ad oggi è stato pazzesco''. Capocecera come formazione musicale personale è un tipo che spazia da Guccini ai Dream Theatre, da Bob Marley a De Andrè. ''Anche io, come il nostro cantante, sono più di stampo cantautoriale italiano - ammette -, ma ho studiato musica e per forza la mia visione si è allargata. Adesso, per esempio, sto studiando con Mario Guarini, bassista di Claudio Baglioni. La mia prospettiva è a 360°. Ognuno di noi Giorni anomali ha un'unicità sua che insieme agli altri è dirompente: specie dopo l'arrivo di Federico Maragoni (attualmente impegnato in un tour tra l'Olanda e la Germania, ndr), che è stato il tassello mancante, il feeling musicale tra noi è divenuto davvero meraviglioso. Abbiamo cominciato a fare un lavoro più accurato sulle sequenze, suoniamo bene insieme e il live viene pazzesco. Litighiamo molto anche, ma anche quello è un punto di forza perché dallo scontro spesso nascono le idee migliori''. Che album è ''Quello che non si impara a scuola'' per il bassista dei Giorni Anomali? ''È l'album in cui i testi di Federico si fondono con la ricerca musicale estrema di uno stile solo nostro - conclude -. Ci sono pezzi scritti anni fa, come 'Maledetta abitudine', e ora ripresi e riarrangiati grazie all'apporto fondamentale del produttore Mario Vincenzo Cristi, che ci ha dato nuovi stimoli. Anche in un panorama dove i testi parlano tutti d'amore, noi proponiamo la vita reale. La vita che non si impara a scuola, appunto. È un prodotto pop rock di qualità con testi impegnati, che ci distinguono. Se il target del pubblico che ci segue è così differenziato, vuol dire che questo concetto passa e arriva alla gente. Ho idea che i live che faremo per promuovere l'album, in giro per l'Italia ci faranno bene e ci aiuteranno ad aprire qualche porta, dato che, non essendo i Giorni Anomali nè commerciali nè alternativi, trovare il canale giusto per emergere non è facile''.

Alessio Forlani, chitarra elettrica e acustica della band, da quattro anni si occupa anche di produzione. ''Ho intrapreso questo percorso – dice – perché convinto che mi avrebbe migliorato come musicista. Un produttore ha una visione d'insieme che supera il contributo dei singoli e lavora sulla canzone e per la canzone. Credo che questa mia attività abbia migliorato del 300% il lavoro dei Giorni Anomali, anche se mi porta spesso a discutere con gli altri sull’evoluzione di un pezzo. Tanto che abbiamo chiesto a Vincenzo Mario Cristi di farci lui da produttore super partes''. ''Quello che non si impara a scuola'' si preannuncia l’album della maturità del gruppo, dopo ''Pace, amore e drunkoressia'' e ''Va tutto bene''. ''Nel nuovo lavoro più che mai abbiamo dovuto mitigare un po' le asperità musicali di tutti – continua Forlani -. Personalmente, la mia formazione musicale viene della scena rock anni '90 di Los Angeles, con i Guns n' Roses su tutti, incazzati com’erano. Poi anche il grunge di Seattle, con i Nirvana. I Giorni Anomali sono una fusione scomoda tra il pop radiofonico e l’underground, però in sé e per sé la nostra musica non è attinente a nessuno di questi due stili. L’ultimo album è un prodotto che abbiamo cercato di rendere il più possibile equilibrato, in modo da piacere ad un pubblico eterogeneo più di noi. Lo abbiamo realizzato proprio mentre il mondo della musica intorno sta cambiando in maniera radicale. Il mainstream sta morendo, quindi la nostra scelta di cercare un genere che sia nostro e basta credo sia l'unica sensata''. Il risultato? ''Tanta, tanta, tantissima energia – aggiunge -. Tanta autenticità. Nonostante le difficoltà, non ci siamo fatti belli per piacere. Siamo noi e basta. E' positivo spogliarsi davanti al pubblico e mostrarsi per quelli che siamo, anche perché se c’è una cosa che i Giorni Anomali hanno imparato sulla propria pelle è che la gente dal vivo se sei finto se ne accorge. Il pubblico ti annusa come fanno i cani e se non sei autentico ti schifa. La gente in te che stai sul palco e nelle tue canzoni vuole vedere o se stessa o quello che potrebbe diventare''.

Riccardo Aquilanti è il più giovane del gruppo, ma di esperienza musicale ne ha da vendere. Suona la chitarra elettrica e la chitarra acustica, che insegna anche. Ultimamente si sta dedicando anche alla produzione. ''Ogni contesto musicale ha il suo linguaggio, tutti comunicano qualcosa ma ogni genere deve avere il suo linguaggio – spiega -. Con questo disco noi cerchiamo il nostro. 'Quello che non si impara a scuola' è un album importante, che propone un sound nuovo senza però abbandonare le nostre peculiarità musicali. E' un lavoro che ci contraddistingue ma allo stesso tempo non ci snatura, e credo che molto di questo sia merito del produttore Cristi, che ha davvero una marcia in più. Lo sto seguendo nel lavoro ultimamente e devo dire che ha un approccio moderno alla musica, guarda molto all’estero ma anche alle novità italiane. Capisce il contesto in cui si posiziona una band, noi ci siamo fidati di lui, lo abbiamo ascoltato e siamo stati disponibili ad imparare''. Quello che ne viene è uno stile unico, un livello artistico trasversale che i Giorni Anomali hanno faticato a raggiungere ma che per il momento sta dando risposte positive. ''I primi due singoli – racconta -, 'Io non la voglio una vita normale' e 'Al popolo dei Giorni Anomali' sono da tempo in programmazione su Virgin radio, la seconda emittente più seguita in Italia, e i relativi video sono stati lanciati sul web da un quotidiano nazionale. Il 3 dicembre sarà lo stesso per 'Quando non è il momento', terzo singolo che anticipa di un giorno l'album nuovo. Sono brani accettati e apprezzati su un circuito musicale professionistico, il che significa che la nostra proposta è valida”. Rock americano anni ’90 anche nella formazione di Riccardo Aquilanti. “Il mio percorso è simile a quello di Alessio, sono il suo figlioccio – conclude scherzando -. Ci conosciamo da anni, l'ho coinvolto io nel progetto Giorni Anomali, che era un percorso già avviato anche quando sono arrivato io. Mi ha insegnato lui questo mestiere: da altri ho appreso la musica dal punto di vista didattico, ma Alessio mi ha insegnato il mestiere. Quello che non ho imparato a scuola, me lo ha insegnato lui”. 





Facebook Twitter Rss