ANNO 14 n° 88
Giancarlo Turchetti (Uil): ''Nella Tuscia scoperti
232 lavoratori irregolari''
I dati si riferiscono all'anno 2104
11/09/2015 - 00:00

VITERBO - ''Duecentotrentadue lavoratori irregolari, di cui 155 in nero. Tutti nel 2014. Il dato riguarda la provincia di Viterbo ed è quanto emerge da un rapporto della Uil di Roma e del Lazio realizzato in collaborazione con l’Eures. E si tratta di dati basati solo sulle ispezioni del ministero del lavoro. Mancano infatti i report dell’Inps, della Guardia di finanza e dei Carabinieri''. A renderlo noto è Giancarlo Turchetti, Segretario generale della Uil di Viterbo.

''Le aziende irregolari – prosegue Turchetti – aumentano nel Lazio. Nel 2014 l'Ispettorato del ministero del Lavoro ha riscontrato irregolarità in 5.426 aziende, circa la metà di quelle ispezionate. Contro 5.156 nel 2013 e 5.298 nel 2012. Le irregolarità vanno dal mancato rispetto dell’orario di lavoro e dei riposi, alla mancanza di permessi, alla mancata comunicazione di inizio e fine rapporto, al mancato rispetto delle norme sulla sicurezza e, soprattutto, all'impiego di personale in nero, che rappresenta il 58,9% delle irregolarità''.

Ad avviso di Turchetti l’analisi dinamica evidenzia inoltre come a cominciare dal 2012 sia fortemente diminuito il numero di lavoratori irregolari scoperti (passato da 11.672 unità nel 2012 a 4.567 nel 2014), mentre più stabile risulta il numero dei lavoratori in nero, pari a 2.689 nel 2014 (erano 2.780 nel 2013 e 3.286 nel 2012). Conseguentemente il numero di lavoratori in nero ogni 100 posizioni lavorative irregolari passa da 28,2 nel 2012 a 58,9 nel 2014”.

''A ben guardare psi nota come il calo sia solo apparente – commenta il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio, Alberto Civica – dovuto soprattutto alla diminuzione delle ispezioni e anche alle dimensioni medio-piccole delle aziende verificate. Preoccupa tra l’altro che, nonostante il calo apparente degli irregolari, sia rimasto inalterato il numero dei lavoratori in nero. Ciò ci porta a ipotizzare con tutta probabilità un serio incremento, soprattutto in alcuni settori, come terziario e edilizia. Basti pensare che in sole due giornate di monitoraggio sul campo la Uil Lazio ha incontrato oltre 300 lavoratori in nero. Tutti in attesa di qualche privato o ditta per lavorare qualche giorno o anche soltanto qualche ora. E le vicende di cronaca degli ultimi giorni in provincia di Latina sembrano confermare un andamento negativo''.

Durante i mesi estivi infatti la Guardia di Finanza del capoluogo pontino ha individuato 25 lavoratori in nero sui 13 aziende (104 dall’inizio dell'anno) dedite prevalentemente ai servizi di pulizia, autolavaggi, costruzioni, sale giochi e stabilimenti balneari.

E’ il terziario, infatti, il settore col maggior numero di lavoratori irregolari o in nero, anche a livello regionale. Nel 2014, il Ministero del Lavoro nel comparto dei servizi ha individuato 3.094 lavoratori irregolari, di cui 1.802 in nero. Segue il settore edilizio con 802 lavoratori irregolari e 605 in nero (erano rispettivamente 1.938 e 756 nel 2012), l’industria registra 564 lavoratori irregolari e 206 in nero (rispettivamente 1.351 e 233 nel 2012) e, infine, il comparto agricolo, a fronte di un ridotto numero di addetti totali, evidenzia il più basso livello di irregolarità con 107 lavoratori irregolari di cui 76 in nero (rispettivamente 218 e 126 nel 2012).

''Il lavoro nero è sicuramente una piaga dura a morire – commenta Civica -  soprattutto in periodo di crisi. Anche perché contrariamente a quanto ci viene ripetuto, il Lazio sembra ancora tagliato fuori dalla piccolissima ventata di ripresa che pare stia cominciando a soffiare su molte altre regioni italiane. Nel Lazio in controtendenza col dato italiano, aumenta la richiesta di cassa integrazione, così come nel primo trimestre 2015 si registrava, sempre diversamente dal resto del Paese (-4,2%), un incremento del 6,4% della disoccupazione. In questo clima, si stima siano circa 250 mila i lavoratori in nero nel Lazio. Conferma questa di crisi sicuramente, ma anche di pochi controlli sia nei luoghi di lavoro sia in campo di evasione''.







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