ANNO 14 n° 89
Giallo di Gradoli, il Pg: “Fu omicidio, Ala e Paolo meritano l’ergastolo”
Iniziato il processo in Corte d’assise d’appello a carico degli amanti
22/05/2012 - 19:15

di Alessia Serangeli

VITERBO – Cambiano gli attori della pubblica accusa; ma non il quadro indiziario, il movente e la pena.

Si è aperto ieri mattina a Roma il processo in Corte d’assise d’appello a carico di Paolo Esposito ed Ala Ceoban, i due amanti diabolici condannati in primo grado all’ergastolo per il duplice omicidio di Tatiana Ceban (compagna del primo e sorella del secondo) e la figlia adolescente Elena, misteriosamente scomparse il 30 maggio 2009.

La Corte capitolina è presieduta da Mario D’Andria, con a latere Giancarlo De Cataldo, gli stessi giudici che, nell’ambito del procedimento di via Poma, hanno assolto Raniero Busco, condannato in primo grado a 24 anni per l’assassinio di Simonetta Cesaroni.

Il compito di aprire la seduta è spettato a De Cataldo che, nel tempo di un’ora, ha esposto le motivazioni della sentenza di primo grado e dei ricorsi del collegio difensivo.

A seguire, il procuratore generale Alberto Cozzella ha chiesto la conferma del carcere a vita per Esposito ed Ala, confermando in pieno la tesi accusatoria del sostituto Renzo Petroselli, titolare del fascicolo aperto il primo giugno di tre anni fa; giorno in cui Esposito denuncia ai carabinieri di Gradoli – si badi bene - non la scomparsa delle due donne, ma Tatiana per abbandono di minore (in riferimento alla figlia Erika). E questo è stato sempre considerato dagli inquirenti il primo passo falso del buon elettricista di Gradoli.

Anche per Cozzella, come per il pool inquirente viterbese, fu Ala la “mente” del delitto. Lei, amante del cognato fin dal 2006, voleva liberarsi della sorella per prendere il suo posto nella villetta di Cannicelle e nel cuore della piccola Erika: solo facendo fuori – materialmente – Tatiana e la figlia Elena i due amanti avrebbero coronato il loro sogno d’amore. Per questo il procuratore generale, convinto del movente passionale, ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado emessa il 13 maggio 2011.

“E’ stato un omicidio preparato, studiato a lungo; non un allontanamento volontario”, ha detto il pg durante la requisitoria. “Ala è una giovane priva di scrupoli che arriva in Italia e accalappia l’uomo della sorella. Paolo a me appare un ostaggio di questa avventuriera. Ci sono elementi sufficienti per affermare che Esposito è il burattino di Ala: è lui che materialmente compie il duplice omicidio ma entrambi – ha concluso Cozzella - sono responsabili e meritano la condanna all’ergastolo”.

Le prossime udienze sono state fissate per il 7 e l’8 giugno prossimi, quando a prendere la parola saranno le parti civili – e cioè Elena Nekifor, madre di Tatiana ed Ala, e la piccola Erika, la bambina nata dalla relazione tra Esposito e la moldava – e le difese. La Corte, poi, si pronuncerà sulle richieste istruttorie delle difese. Quindi la sentenza d’appello.





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