ANNO 14 n° 110
Giallo di Gradoli, ''Alcuna minaccia dall'avvocato Rosati’’
23/09/2014 - 02:00

VITERBO – Era comprensibilmente soddisfatto l’avvocato Mario Rosati, all’uscita dal tribunale di Viterbo, dove ieri si è svolta l’udienza del processo che lo vede sul banco degli imputati per favoreggiamento personale.

“Non ci ha chiesto di modificare alcunché e non ha mostrato insistenza se non rispetto alle proprie convinzioni”. E cioè che i signori Righi avevano visto Paolo Esposito la sera del 30 maggio 2009. Giorno in cui è datata la misteriosa scomparsa di Tatiana Ceoban e della figlia adolescente Elena.

Ma andiamo con ordine.

Il procedimento giudiziario in questione nasce direttamente dal giallo di Gradoli, perché gli imputati avrebbero cercato di volgere le deposizioni di alcuni testimoni in favore di Esposito, condannato all’ergastolo per l’omicidio della compagna Tatiana e della figliastra tredicenne Elena. Delitto avvenuto proprio il 30 maggio di cinque anni fa e per il quale ad Ala Ceoban (sorella di Tania ed amante di Paolo) sono stati comminati otto anni. (In primo grado anche lei era stata condannata all’ergastolo).

In aula, ieri mattina, oltre al buon elettricista di Gradoli, sono tornati i genitori Maria Lorenzin ed Enrico Esposito, e Rosati. Minacce, resistenza a pubblico ufficiale e favoreggiamento personale i reati contestati al legale in concorso con gli Esposito che, invece, devono rispondere soltanto delle prime due accuse.

Mosse dalla Procura perché avrebbero fatto pressioni ai servizi sociali che si occupavano della piccola Erika, la bambina nata dalla relazione di Paolo e Tania che oggi ha dieci anni. Quando Esposito fu arrestato, infatti, la piccola era stata affidata al sindaco di Gradoli, poi ad una casa famiglia e, infine, trasferita a Bologna, città di residenza della nonna materna (Elena Nekifor) e in cui vive tuttora. Per il sostituto Franco Pacifici, in buona sostanza, durante i colloqui intercorsi all’epoca con le assistenti sociali gli Esposito e Rosati avrebbero tenuto atteggiamenti tali da intimidirle per riavere l’affidamento della bambina.

Quanto, invece, al favoreggiamento personale, Rosati avrebbe appunto tentato di orientare la deposizione del fioraio gradolese Righi in favore del suo assistito.

Ma, secondo quanto dichiarato da Righi e dalla moglie Francesca Bucossi, l’avvocato non avrebbe minacciato proprio nessuno.

“Non ci ha né minacciato, né chiesto di cambiare la nostra versione: Rosati era solo certo che noi avessimo visto Esposito la sera della scomparsa delle due donne”.

Oltre a Rosati, anche l’avvocato Enrico Valentini, legale del collega Rosati e di Esposito, ha espresso soddisfazione.

Quanto all’elettricista, ristretto nel penitenziario viterbese dal 1° luglio del 2009 e smagrito per via dei diversi scioperi della fame e della sete intrapresi in questi anni per la sua figlioletta, non vede la piccola Erika dal ormai due anni: l’ultimo incontro risale al novembre del 2012. La bambina, che vive a Bologna con la nonna materna, non vede nemmeno i nonni paterni e, finora, a nulla sono valse le istanze della difesa per cambiare tale situazione.





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