ANNO 14 n° 79
Germania campione del mondo 2014
L'Argentina sconfitta ai supplementari
14/07/2014 - 11:58

Il titolo va ai più bravi e meritevoli in tutto il torneo, un esempio che noi dovremmo imitare. Anche ieri i tedeschi sono stati un po’ superiori dell’Argentina cui è mancato l’uomo che non trova mai quando dovrebbe esserci: Lionel Messi. Che ci fosse lui o un mediocre a Rio non ci sarebbe stata differenza. La sua opacità e gli errori di Aguero e di Palacio sotto porta sono il rimpianto che gli argentini porteranno per sempre perché, per quanto outsider, hanno dimostrato che ce la potevano fare.

È stata la partita che ci si aspettava. La Germania ha esibito il proprio calcio che punta al gol con la manovra. L’Argentina ha giocato il suo, che è altra cosa: un bel catenaccione che esplodeva nel contropiede di Lavezzi, più che di Messi. L’ex napoletano, sulla destra, ha goduto della libertà che gli concedevano i difensori tedeschi concentrati nella marcatura del Fenomeno di Barcellona: la sua presenza in velocità è stata la più pericolosa per la Germania e se Sabella l’ha levato nella ripresa deve essere per un problema fisico, non per il rendimento. Messi, che ancora una volta ha vomitato in campo, invece si è visto solo dopo la mezzora: ha ricevuto il solito trattamento però nelle ultime partite non è stato più lui e l’erroraccio in avvio della ripresa ne è stato un nuovo sintomo. Copione scontato però partita molto interessante, tattica ma mai noiosa: finché non è piombata la stanchezza, è stata la migliore di un Mondiale povero di qualità.

Ciascuno attuava la propria filosofia e lo faceva bene. Per i tedeschi il match ha presentato due problemi. Il primo è stato il forfait di Khedira a pochi minuti dall’inizio. L’assenza del madridista ha costretto Löw ad arretrare Kroos, togliendo all’attacco la sua collaudata sintonia: Kramer, il sostituto, non è la stessa cosa. Infatti quando è uscito, stordito da un colpo di Demichelis alla mascella (quanti scontri da commozione cerebrale in questo torneo, in seguito sarebbe toccato a Higuain centrato da Neuer), la manovra ha ritrovato la quadratura con Schurrle esterno a sinistra e Ozil dietro alla punta: un po’ la mossa tattica e un po’ l’aumento di giri nel motore tedesco hanno fatto vacillare l’Argentina, salvata dal palo su un colpo di testa di Höwedes. L’altro problema per la Germania è che i biancocelesti non hanno soltanto il colore della maglia diverso dal Brasile. Sapevano chiudersi perfettamente, con l’aggressività necessaria e i tempi giusti. Far filtrare la palla centralmente per Klose era come pretendere che un chicco di riso passasse per un colino da the. Ai tedeschi era preclusa un’arma importante e apparivano un po’ frustrati: con il tempo si convincevano a sfruttare i cross dalle fasce.

E l’Argentina? Fino all’inizio della ripresa, in cui ha riequilibrato la gara, ha fatto le cose (in apparenza) più semplici: ha chiuso tutti i corridoi. Con il 29,8 per cento ha avuto il più basso possesso palla della propria storia dai Mondiali del ‘66. Le occasioni però se l’è create. Nel caso più clamoroso, l’aiutone è venuto da Kroos che ha appoggiato avventatamente indietro di testa smarcando Higuain davanti a Neuer: altrettanto sventatamente l’argentino del Napoli sbagliava la mira e si vedeva Mascherano diventare un puma per la rabbia. Nella ripresa faceva altrettanto Messi mettendo fuori un diagonale di sinistro che nove volte su dieci piazza nell’angolo. Stavolta però Mascherano si controllava. Del resto il boss è il boss anche nelle serate in cui dà luce come una candela e non un faro. L’imprevista lacuna nelle conclusioni, che coinvolgeva anche Kroos e i tedeschi (prima della finale avevano il miglior rapporto tra tiri e gol fatti) portava ai supplementari due squadre sfatte dalla stanchezza, consapevoli che a un gol preso non ci sarebbe stato rimedio. C’era ancora il tempo perché Palacio ne sprecasse uno gigantesco sbagliando il pallonetto sull’uscita di Neuer prima che Götze evitasse i rigori.

Fonte: La Stampa






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