ANNO 14 n° 88
Fioroni rilancia l'aeroporto... a Tarquinia
''A Viterbo hanno ucciso lo scalo, proviamo a farlo resuscitare in provincia''
26/01/2013 - 04:00

VITERBO – L'aeroporto di Viterbo è stato ''ucciso'', ma potrebbe essere ''resuscitato'' nell'ambito di un vasto programma di sviluppo territoriale, basato sull'ulteriore crescita del porto di Civitavecchia, il completamento della Trasversale Nord, il conseguente decollo del Centro merci di Orte. Un programma che dovrebbe superare i confini della Tuscia per abbracciare la provincia di Rieti, prima o poi accumunate in un unico destino. Questa la proposta lanciata ieri da Giuseppe Fioroni, nel corso di una conferenza stampa convocata dal segretario provinciale del Pd Andrea Egidi per presentare i nove viterbesi candidati al Parlamento. Sette alla Camera e due al Senato. Fioroni non ha mai citato Tarquinia come sede dello scalo aeroportuale, ma tutto il suo ragionamento parta dritto lì.

''Dobbiamo puntare alla nascita di una 'terra di mezzo', in mezzo ai due mari – ha spiegato Fioroni –, che partendo dalle grandissime potenzialità del porto di Civitavecchia, coinvolga i territori circostanti''. In pratica, l'ex ministro ha proposto una sorta road map che, partendo appunto dallo sviluppo dello scalo marittimo anche nel settore mercantile, ''reso possibile da un fondale e un retroporto senza eguali in Italia, che si spinge fino a Tarquinia e Montalto di Castro'', possa accelerare il completamento della superstrada Orte-Viterbo-Civitavecchia, ''magari con qualche tunnel in meno per abbattere i costi'', favorendo di conseguenza l'effettivo decollo del Centro merci di Orte, che potrebbe diventare davvero uno dei sei nodi di scambio nazionali. ''E un porto in grado di far attraccare navi mercantili di grandissimo cabotaggio – ha aggiunto Fioroni – non potrebbe fare a meno di un aeroporto a breve distanza. Quindi, non ci sarà un aeroporto di Viterbo, ma potrebbe esserci quello della provincia di Viterbo''. Ossia quello di Tarquinia, proposto dal sindaco Mauro Mazzola e caldeggiato anche dal comune di Civitaveccha.

L'ipotesi lanciata da Fioroni si basa su due amare constatazioni: la progressiva meridionalizzazione dell'Italia centrale e il definitivo superamento del progetto di sviluppo del Viterbese degli anni Novanta, peraltro mai realizzato. ''Ormai – ha spiegato – gli indagatori economici del Lazio, a causa della continua sottrazione di fondi pubblici e della politica romanocentrica, sono sempre più simili a quelli del Meridione. Il Paese rischia seriamente di trovarsi ad affrontare non solo la vecchia questione meridionale, ma la nuova questione centro-meridionale. Per non rimare impantanati – ha concluso – dobbiamo mettere a punto una strategia in grado di ottenere cospicui fondi strutturali europei 2014-2020, in discussione a Bruxelles proprio in questi giorni''.





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