ANNO 14 n° 88
''Finalmente il processo: abbiamo già pronta una lunga lista di testimoni''
Caso Manca, Ingroia: ''Fiduciosi''
03/02/2014 - 22:57

di Flavia Ludovisi

VITERBO – A dieci anni dalla morte di Attilio Manca si apre uno spiraglio per i familiari, che non hanno mai dato creduto al decesso del medico per un mix di eroina e tranquillanti e che da anni si battono per la ricerca della verità. Si è conclusa ieri con il rinvio a giudizio per spaccio di Monica Mileti, unica imputata per la morte di Manca perchè accusata di aver fornito al giovane urologo in servizio presso l'ospedale di Belcolle la dose di eroina che, secondo la procura di Viterbo, ne causò la morte il 12 febbraio del 2004. Il gup Franca Marinelli, dopo aver ascoltato le requisitorie prima del pm Renzo Petroselli e poi degli avvocati di parte civile, Antonio Ingroia e Fabio Repici, e infine della difesa, rappresentata da Cesare Placanica, ha fissato l’udienza il prossimo 12 giugno.

''E’ stata finalmente accolta la nostra istanza di giustizia – ha commentato a caldo l’ex pm di Palermo Antonio Ingroia - , anche i familiari di Attilio sono molto soddisfatti della sentenza del gup. Abbiamo fiducia perché ora il processo si svolgerà di fronte a un giudice terzo non condizionato”. Ovvio poi che da questo momento i legali di parte civile daranno il via a una densa attività d’indagine difensiva: ''Abbiamo già pronta una lunga lista di testimoni'', ha anticipato Ingroia.

Ed era proprio riuscire ad ottenere il dibattimento l’obiettivo della famiglia di Attilio, perchè considerato l’unico espediente per accertare la verità sulla morte dell’urologo siciliano. Una verità che per i familiari non è mai stata neanche lontanamente cercata dalla Procura di Viterbo. Anche oggi, durante la requisitoria delle parti civili, non sono state lesinate accuse pesanti nei confronti degli inquirenti, colpevoli, a detta dei Manca, ''di esser stati ciechi nelle indagini e sordi alle richieste della nostra famiglia e di non aver raccontato i fatti, ma una storia con protagonisti sbagliati e soprattutto non sorretta da prove ma da congetture fondate su qualche indizio''.

Contraddizioni e anomalie, dunque, e non prove acquisite, che avrebbero svelato solo una parte minima di verità. Ma il volere il processo a tutti i costi non significa che serve un colpevole. ''Oggi non abbiamo chiesto la condanna della Mileti – ha precisato Ingroia fuori dall’aula – tantomeno il risarcimento dei danni come parte civile all’imputata. Certo è che c’è un vuoto di indagini sulla posizione della Mileti che va approfondito durante il dibattimento''. ''In tanti anni di professione – ha poi aggiunto – non ho mai assistito a una cosa del genere, sono stupefatto e desolato per come sono state condotte le indagini del caso''. E a rincarare la dose contro la Procura viterbese anche il fratello di Attilio, Gianluca, e la mamma Angela, presenti ieri all’udienza preliminare: ''Abbiamo assistito a indagini farsa – hanno ribadito ancora una volta - , è una vergogna, ma non ci arrenderemo mai''.

Di tutt’altro avviso sul procedere o meno l’avvocato della Mileti, Cesare Placanica, che nella requisitoria, ha ribadito la mancanza di prove di colpevolezza a carico della sua assistita. ''Il processo non si fonderebbe su solidi elementi di prova. La richiesta delle parti civili di un processo chiarificatore, infatti, dà l’idea di un appello accorato che però va a ricadere sulle spalle di Monica Mileti quando, a suo carico, non esiste alcuna prova che abbia ceduto la dose di eroina a Manca”.

Per il gup Marinelli, in ogni caso, il processo si farà e il 12 giugno prossimo si aprirà la prima udienza del caso Manca. Dopo oltre dieci anni dalla morte di Attilio.





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