ANNO 14 n° 114
Fienile in fiamme per ritorsione
Si difende l’unico imputato
dell’operazione Mamuthones
22/06/2016 - 02:01

VITERBO – (b.b.) Era a Sutri il giorno dell’incendio, ma, in quel terreno, lui non avrebbe mai messo piede. Anche perché non conosceva il proprietario dell’azienda, che, anzi, avrebbe incontrato per la prima volta solo pochi mesi fa.

Si difende, in aula, Gavino Goddi, ad oggi, unico imputato per l’incendio doloso e la tentata estorsione ai danni di un agricoltore ‘colpevole’ di aver affittato un terreno a cui in troppi erano interessati.

''Con mio fratello avevamo preso in uso un appezzamento di 70 ettari da Antonio Rocchi per 20 mila euro all’anno. Era comodo, si lavorava bene – ha detto Goddi in aula – e con il proprietario eravamo sempre andati d’accordo. Pagamenti regolari, mai uno sgarbo''.

Fino al 2012, quando un cambiamento improvviso nel contratto manda in pezzi ogni tipo di equilibrio: di quei 70 ettari complessivi, Rocchi ne vuole indietro una parte per mettersi in proprio. Avrebbe seminato e coltivato grano.

''Non abbiamo avuto problemi a rinunciare al terreno – prosegue Goddi - il proprietario era lui, poteva fare ciò che voleva ma non prenderci in giro''. Ben diverse sono, infatti, le intenzioni del proprietario, che decide di affittare a terzi quell’appezzamento: “Non appena ne siamo venuti a conoscenza abbiamo cercato in tutti i modi di metterci d’accordo e offrendo la stessa cifra dell’altro. Nulla, non si è trovata una soluzione''.

Passano alcuni mesi, poi le fiamme. Siamo al 16 febbraio 2014 quando il fienile del nuovo affittuario viene avvolto dalle fiamme. Danni per oltre 16 mila euro. Dalle indagini degli inquirenti emerge una fitta rete organizzativa criminale dedita a razzie in campagna, rapine e detenzione di armi. Dei tredici finiti in manette, la maggior parte ha patteggiato. Solamente Gavino Goddi, che si è sempre dichiarato innocente, ha optato per la lunga strada del processo, che, il prossimo 20 settembre giungerà all’atto finale.





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