ANNO 14 n° 115
Feto nel cassonetto, sì del Riesame all'arresto
Ma la donna resta al momento
in Romania, grazie al ricorso
13/12/2014 - 11:25

VITERBO - Feto nel cassonetto, il tribunale del Riesame pronuncia il suo sì per l’arresto della 24enne accusata di omicidio e occultamento di cadavere. I fatti, tristemente noti, risalgono al 2013, quando una 24enne romena gettò in un secchione per rifiuti del Salamaro il corpicino della sua bambina.

Ma la difesa ha presentato un nuovo ricorso e la donna, al momento, resta in Romania. Dove è tornata da circa due anni e vive con un altro figlio.

Coinvolto nel processo anche l’infermiere che le avrebbe procurato la ricetta falsa per l’ossitocina. Era il 2 maggio 2013 quando la giovane donna, dopo aver assunto quattro pasticche di Cytotec, partorì nel bagno della propria abitazione. Dopo aver strappato, con le mani, il cordone ombelicale e avvolto la bambina – nata viva di sette mese e morta subito – si recò presso il cassonetto del quartiere Salamaro per disfarsene.

Un gesto ripreso da alcune telecamere presenti nella zona. Il Riesame ha accolto il ricorso del pubblico ministero Franco Pacifici, contro il rigetto da parte del gip Francesco Rigato, di un mandato di arresto internazionale per la donna. Espatriata dopo sei mesi di carcere. I difensori hanno presentato ricorso, sostenendo l’assurdità dell’ipotesi della fuga.

Si alleggerisce la posizione dell’infermiere, che non avrebbe partecipato all’induzione del parto prematuro che avrebbe procurato la morte della bambina.





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