ANNO 14 n° 111
Feto nel cassonetto, ''Morte imprevista e imprevedibile''
I legali della donna, condannata a 10 anni, pronti a ricorrere in Appello
20/01/2017 - 18:23

VITERBO – Una sentenza da impugnare in Appello e da cui partire per lottare in Corte d’Assise. Per portare alla luce la verità e fare chiarezza sull’intera vicenda. E’ una lettura molto positiva quella che gli avvocati Samuele De Santis e Maria Antonietta Russo offrono della sentenza depositata due giorni fa dal gup Savina Poli. Trentasei pagine a motivare la condanna a 10 anni di carcere inflitta alla 28enne Alina Elisabeta Ambrus e il rinvio a giudizio dell’infermiere Graziano Rappuoli. Entrambi accusati di aver ucciso e poi gettato in un cassonetto la piccola che la donna portava in grembo. Un feto di 7 mesi, che, il 2 maggio 2013 in un piccolo appartamento di San Faustino vide la luce e anche la morte.

Omicidio volontario e occultamento di cadavere, per cui il 56enne infermiere viterbese ora dovrà affrontare un processo davanti al collegio di giudice viterbese, presieduto da Ettore Capizzi. Sarebbe stato lui, secondo il pubblico ministero Franco Pacifici ad agire assieme alla 27: le avrebbe, prima, prescritto il Cytotec, un farmaco per indurre le contrazioni e quindi il parto, e successivamente l’avrebbe aiutata a disfarsi della piccola.

‘’Senza che la donna avesse mai il minimo ripensamento’’, si legge nella sentenza. Anzi. Secondo il gup, avrebbe accettato il rischio che il feto potesse nascere vivo e morire. Così come poi accaduto. Avrebbe in seguito, strappato con le sue mani il cordone ombelicale, avvolto la piccola in un sacco nero dell’immondizia e gettata in un cassonetto.

‘’Ciò che importa sottolineare della sentenza– ha sottolineato l‘avvocato De Santis – è che viene eliminata la premeditazione. In questo modo la soglia di consumazione del delitto si sposta ad un momento successivo. Ed è su questo punto che ci batteremo in Corte d’Assise.’’ . Ma non solo. ‘’La morte del feto è stata assolutamente imprevista e imprevedibile. Ed per questo che ricorreremo in Appello. Non c’è, secondo noi, alcun nesso di causalità tra la morte della piccola e la precipitosità del parto.’’ La vera, grande novità trapelata nel corso delle udienze per rito abbreviato a carico della Ambrus. ‘’I tre periti hanno confermato come il parto sia stato precipitoso, cosa che il consulente della procura non aveva neppure ipotizzato. Sono posizioni del tutto opposte e contrarie, su cui noi ci batteremo.’’, ha sottolineato il legale, aggiungendo che l’imputato sarà presente in aula per tutto il processo.

‘’E’ un infermiere stimato e stimabile. Da anni collabora con i migliori medici viterbesi, anche in situazioni critiche come quella della sala operatoria. Bisogna far chiarezza sull’accaduto per ricostruire la sua rispettabilità. E’ doveroso.’’





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