ANNO 14 n° 110
Fapperdue: ''Viterbese sarai sempre nel mio cuore''
Fapperdue dopo la separazione
(senza polemiche) con il club gialloblu
23/07/2014 - 02:01

di Andrea Arena

VITERBO - Lo ha scritto su Facebook, perché oggi funziona così. Qualche anno fa, magari, avrebbe comprato una pagina intera di giornale, e quella pagina sarebbe stata da conservare nell’album dei ricordi, in mezzo ai diari di scuola, oppure da attaccare al bar dello Stadio. Prima o poi si sarebbe ingiallita e stinta, e non sarebbe stato giusto, perché il ricordo di un addio non deve svanire. E’ triste, ma anche bello ripensare a ciò che è stato.

Fabio Fapperdue lascia la Viterbese, per la seconda volta in un anno, perché “nel calcio sono cose che succedono”, come dice lui, ancora una volta senza fare polemiche, con quell’educazione da bravo figlio viterbese, di buona famiglia e di buona scuola.

Fabio lascia e non sa dove andrà: “Mi sto guardando in giro, ho diverse situazioni. Purtroppo non sono tempi facili per molte società…” Già, oltre alla crisi dei valori in questo pallone italiano ci sono pochi soldi, tanti raccomandati, altrettante scorciatoie. Il Fapper aspetta, ragiona, vuole scegliere la cosa giusta. Lo scorso anno doveva andare a Isola Liri, laggiù in Ciociaria – e chissà la nostalgia, e chissà i rimpianti – ma poi arrivò la chiamata giusta, ancora dalla Palazzina. Un’altra Viterbese, quella trasformata dalla Castrense, più seria e ambiziosa, lo voleva in rosa per far ripartire il calcio a Viterbo. Fabio allora rappresentava la continuità, tra tifosi e colori sociali, la faccia pulita di una città tante volte tradita ma pronta a crederci ancora. Ha funzionato: la Viterbese dei Camilli ha vinto il campionato con autorità, scavalcando i momenti difficili, risorgendo dopo i sorpassi del Rieti, archiviando quell’infame mercoledì di Frascati. Ed è onesto pensare che in tutto questo ci sia anche il merito di Fapperdue, del suo carattere, della sua disponibilità anche nell’andare in panchina, anche nel non indossare più la fascia da capitano.

Sì, la fascia, ottenuta all’età di 21 anni, perché un capitano non si vede mica dall’anagrafe: “Me la diede Biagioni, due anni fa. Prima della partita con l’Orvietana, finito il riscaldamento, me la fece trovare sulla panchina. Un momento indimenticabile, come il primo gol segnato, contro il Monterotondo, come in fondo ogni volta che ho indossato quella maglia. Come l’ultima volta, la premiazione per le cento presenze”. Quattro maggio scorso, prima del derby col Civitavecchia: una targa, una casacca con dedica, abbracci e applausi: cento volte Fapperdue, nel giorno della festa per la vittoria in campionato. Coincidenze, coincidenze da brividi.

Oggi Fabio ringrazia: “Tutti, ma proprio tutti. Staff, settore giovanile, tifosi, la stampa”. E salutare anche la stampa – quella stessa stampa che non gli ha mai riservato un trattamento di favore perché viterbese, semmai il contrario -, dimostra la doppia correttezza di questo difensore, dentro e fuori al campo, coi piedi e con le parole. Ma prima, un’ultima cosa, un tarlo, una curiosità: se dovesse capitare di affrontare la Viterbese dall’altra parte, con un’altra maglia, cosa proverà Fapperdue? “Non lo so, perché non è mai successo. Non riesco neanche ad immaginarmelo e tutto sommato è meglio non pensarci”. E allora buon viaggio, Fapper: certi amori non finiscono, certe pagine non ingialliscono mai.






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