ANNO 14 n° 88
E’ l’anno 1976 quando Ebola compare la prima volta e fa il suo triste annuncio di morte in un laboratorio di Anversa. Una provetta di sangue contenente il virus viaggiò dalla repubblica democratica del Congo approdando in Belgio
Epidemia senza precedenti
22/10/2014 - 14:26

Dott.re Alessandro Masella

E’ l’anno 1976 quando Ebola compare la prima volta e fa il suo triste annuncio di morte in un laboratorio di Anversa. Una provetta di sangue contenente il virus viaggiò dalla repubblica democratica del Congo (allora chiamata ancora “Zaire”!) approdando nel laboratorio di Malattie Tropicali di Anversa in Belgio ove, per un incidente avvenuto durante la sua manipolazione, la fialetta si ruppe e contagiò il direttore stesso di quel laboratorio.

Già al suo primo apparire le vittime che il virus fece in Congo e in Sudan furono 331 su 600 contagi. In seguito si sono avuti periodi di latenza e di riaccensione; un secondo picco epidemico importante si ebbe nel 1995 sempre nel Congo con altre 254 vittime su 315 casi accertati. Arriviamo infine all’epidemia attuale che ha già sapore di pandemia con 4603 morti su 9280 casi diagnosticati al momento.

I numeri però stanno cambiando in negativo giorno dopo giorno! Di questo passo entro il mese di gennaio 2015 i contagiati saranno 1.400.000!

Quello che sta succedendo preoccupa non poco. Fino a che la malattia si è manifestata in tribù africane isolate, in vasti territori, si è per così dire circoscritta da sola, uccidendo gli abitanti del villaggio; ora la situazione è cambiata. Viaggi e spostamenti di persone possono facilitarne la diffusione, come sta succedendo in questi giorni. Dal mese di marzo di quest’anno, da Guinea Liberia e Sierra Leone, il terrificante virus è sconfinato anche in Senegal Nigeria e Congo: alcuni casi sono stati confermati fuori dall’Africa occidentale come Stati Uniti Spagna Germania Norvegia Francia e Regno Unito.

Come dire, il virus viaggia con i piedi delle persone e arriva colà dove esse giungono. Non ha le ali ma può prendere un aeroplano e viaggiare ovunque. Anche in Italia! L’allarmismo sta sempre nella testa in questi casi, ma la razionalità deve farci porre alcune domande. Il panico è pericoloso!

Una prima domanda da porsi: “Che cosa è l’Ebola?”

Prende il nome di un fiume, si tratta di un virus a RNA molto aggressivo, della famiglia delle Filoviridae, che determina una malattia acuta spesso mortale, i cui sintomi sono febbre elevata (> 38,6 C°), emorragia di vario tipo inspiegabile, vomito, diarrea, cefalea intensa, dolori diffusi alle ossa e malessere generalizzato. Non sempre questi sintomi sono tutti presenti. La mortalità è però altissima (dal 50 al 90%) dei casi. L’exitus avviene per shock ipovolemico da grave emorragia o sindrome da disfunzione multiorgano.

Il primo stipite del virus comparve in Congo nel 1976, ma, da allora, ne sono stati isolati cinque ceppi di cui uno è patogeno solo per le scimmie e quattro per l’uomo, causando la febbre emorragica.

Come avviene il contagio?

L’ebolavirus vive in serbatoi naturali come i pipistrelli della frutta, ritenuti gli ospiti naturali in quanto non mostrano i sintomi di malattia; il morso del pipistrello può contagiare l’uomo.

Da uomo a uomo il virus si diffonde per contatto diretto, mediante esposizione della cute o delle mucose a sangue o altri fluidi biologici di pazienti infetti.

E’ a rischio anche il contatto faccia a faccia a meno di un metro: quindi anche condividere una sala di attesa un mezzo di trasporto pubblico, un luogo affollato come una reception. Finanche il contatto diretto con oggetti contaminati è pericoloso. Così la partecipazione ai riti funebri con esposizione del defunto, o il contatto con pipistrelli, scimmie e roditori vivi o morti nelle zone affette; pure la carne di animali selvatici è a rischio.

Il contatto sessuale con persona precedentemente ammalata è pericoloso nei tre mesi dopo la guarigione clinica.

Che cosa possiamo fare?

A Pomezia l’Okronos, una piccola azienda biotek, sta sperimentando un nuovo vaccino; per dicembre saranno pronte circa 10.000 dosi. Si tratta di un vaccino atipico, nel senso che non stimola la produzione di anticorpi bensì la risposta cellulare linfocitaria. I primi risultati sperimentali ottenuti negli Stati Uniti sono buoni: nell’attesa della produzione di grosse quantità di vaccino è importante rinforzare il cordone sanitario attorno ai focolai di Ebola in Africa e costituire una rete di protezione negli altri stati.

In Italia, pur non essendoci casi sospetti o confermati, per disposizione del Ministero della Salute sono state emanate in tutte le Regioni disposizioni operative di base per prevenire la diffusione della malattia. Unità di crisi e protocolli di misure da adottare nelle diverse fasi dell’assistenza a pazienti affetti da sospetto di ebola, si stanno organizzando in tutti gli ospedali aeroporti e centri di accoglienza. C’è da sperare che l’epidemia si contenga presto!






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