ANNO 14 n° 116
Ex capo della mobile di Viterbo condannato
per pestaggio alla Diaz
07/07/2012 - 04:00

VITEBRO – A undici anni di distanza dalla notte di sangue nella scuola Diaz di Genova, l’ex capo della squadra mobile di Viterbo, il vice questore Salvatore Gava, è stato condannato con sentenza definitiva a tre anni e otto mesi di reclusione insieme a altri suoi sette colleghi che facevano parte della cosiddetta catena di comando incaricata di garantire l’ordine pubblico durante i tumultuosi giorni del G8 svolto nel capoluogo ligure.

Gava non era accusato di aver partecipato direttamente al pestaggio e all'arresto illegale dei no global che si trovavano nella Diaz,  ma di aver firmato i verbali falsi che giustificavano il blitz violento e accusavano  le vittime di aver opposto resistenza accoltellando un agente nonché di aver nascosto delle molotov.

Il giorno dopo il verdetto, Gava egli altri poliziotti sono stati sospesi dal servizio in quanto la Corte di Cassazione ha inflitto loro anche l’interdizione dai pubblici uffici. E non è ancora tutto: potrebbero finire in carcere per scontare il residuo di pena eccedente ai tre anni, condonato per tutti. Nel caso di Gava si tratterebbe di otto mesi. Anche se, in virtù della legge “svuotacarceri” voluta dal ministro della Giustizia Severino, potrebbero scontarla agli arresti domiciliari. I loro difensori,tuttavia, faranno domanda alla magistratura di sorveglianza per ottenere l’affidamento ai servizi sociali.

Gava e gli altri, tuttavia, sono intenzionati a proseguire la battaglia contro una sentenza che ritengono ingiusta. Ma la condanna è ormai definitiva, quindi l’unica strada che possono percorrere è quella del ricorso alla Corte di giustizia europea di Strasburgo. Ed è proprio quella che intende percorre uno dei loro difensori, l’avvocato Gilberto Lozzi. 'E' una sentenza molto amara della quale aspetto di conoscere le motivazioni per commentarla - ha commentato - ma si tratta, purtroppo, di una decisione irrevocabile, dagli effetti immediati, cui l'operatività dell'interdizione dai pubblici uffici. Significa, ad esempio che Caldarozzi, uno degli uomini che hanno catturato Provenzano, è ora fuori dalla polizia e paga per un pestaggio vergognoso del quale non ha responsabilità'.

Dello stesso avviso l’avvocato Valerio Corini: 'Non si sentono colpevoli - ha sottolineato -, per venti anni hanno rischiato la vita a caccia di brigatisti e mafiosi e sono increduli. Hanno firmato i verbali sulla Diaz credendo nella buona fede di chi li aveva scritti, mai si sarebbero sognati di coprire chi ha riempito di botte novanta ragazzi'.

L’avvocato Corini ha poi detto di aver incontrato a Roma tutti i condannati, tra i quali Gava. “Sono decisi a fare ricorso a Strasburgo - spiega Corini - per denunciare la violazione del diritto di difesa, perché in appello non sono stati riascoltati i testimoni, cosa che era necessaria, in base ai canoni della giustizia comunitaria, in quanto in primo grado erano stati assolti'.

Gava, dopo essere stato per alcuni anni capo della mobile di Viterbo, dove ha condotto con successo una serie di importanti indagini, era stato assegnato a L’Aquila. Anche nel capoluogo abruzzese si era distinto per una serie di inchiesta “scottanti”, dagli appalti del post terremoto per contrastare le infiltrazioni mafiose alla truffe sulle abitazioni antisisismiche per finire sui crolli “inspiegabili” causati dal sisma. Infine, nel novembre 2010, era stato trasferito a Roma, presso la centrale operativa della polizia di Roma.

Nel loro futuro professionale di Gava, in attesa della pronuncia della Corte di Strasburgo, la strada più probabile è quella di prestare consulenza alle aziende private come esperti della sicurezza.






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