ANNO 14 n° 110
Emanuele, sorianese
''caduto'' nei buchi neri
L’astrofisico Berti ha preso parte agli studi che rilevato le onde gravitazionali
15/02/2016 - 02:01

di Chiara Ciripicchio

SORIANO NEL CIMINO - Solo qualche giorno fa scienziati americani e italiani, dell’Osservatorio Gravitazionale Europeo con sede a Pisa, hanno annunciato al mondo intero di essere riusciti a osservare le onde gravitazionali, confermando in questo modo la loro esistenza, fino ad ora solamente ipotizzata. È dal 2004 che si sta lavorando al progetto internazionale ''Ligo'' avviato proprio con l’obiettivo di rilevare in modo diretto le onde gravitazionali, niente di meno che delle ondulazioni che si propagano nello spazio emesse da potenti fenomeni quali l’esplosione di una supernova o la fusione di due buchi neri. La teoria degli studiosi è che queste onde, tra le tante informazioni che contengono, possono rivelare elementi importantissimi sui fenomeni che hanno generato il Big Bang.

Proprio in materia di fusione di due buchi neri, i risultati delle indagini, pubblicati sulla rivista ''Physical Review Letters'', hanno visto la collaborazione anche di un’eccellenza delle nostre parti, l’astrofisico sorianese Emanuele Berti, professore associato all’Università del Mississippi e attualmente in forza alla Nasa.

Ecco cosa ha dichiarato Berti alla rivista online ''Media Inaf'', notiziario dell’Istituto Nazionale di Astrofisica: ''Lo studio delle onde gravitazionali è importantissimo e le indagini che abbiamo portato avanti hanno delle implicazioni importanti per capire i meccanismi di formazione delle binarie di buchi neri. Il tutto è stato possibile grazie anche all’utilizzo dei rilevatori di onde gravitazionali, quali Advanced Liho e Virgo''.

Come spiega l’astrofisico nel suo saggio ''Viewpoint: The first sounds of merging black holes'', per anni gli scienziati di tutto il mondo hanno sperato di riuscire a rilevare l’effettiva esistenza delle onde gravitazionali riguardo le quali l’interesse è sempre stato altissimo, sin dal 1916 quando un certo Albert Einstein ne aveva ipotizzato l’esistenza all’interno della sua Teoria della Relatività. E pensare che fino ad alcuni decenni fa si pensava che sarebbe stato assolutamente impossibile riuscire a rilevare a occhio nudo le onde. La scoperta è di una tale importanza da permettere agli scienziati di approcciarsi allo studio dell’universo in modo totalmente nuovo, non più quindi solo attraverso i segnali emessi da galassie e stelle ma affrontando anche lo studio dei buchi neri, ottenendo in tal modo molti elementi in più per stabile come l’universo si stia espandendo.

Il fatto che a questo rivoluzionario progetto abbia preso parte anche un astrofisico della Tuscia, nato a Soriano nel Cimino e formatosi al Liceo Classico Buratti di Viterbo prima di dedicarsi agli studi in fisica all’Università La Sapienza di Roma, è certamente motivo di orgoglio e di vanto per tutta la nostra comunità. Ma il ruolo dell’Italia in questa importante scoperta è di primaria importanza e coinvolge anche le Università di Pisa, di Firenze e molti altri gruppi di ricerca sparsi in tutta la Penisola che hanno ospitato apposite sezioni organizzate per gestire proprio il funzionamento del rilevatore di onde gravitazionali Virgo. La progettazione di questo strumento è, infatti, nata dal lavoro e dall’intuizione dell’italiano Adalberto Giazotto e del francese Alain Brillet.






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