ANNO 14 n° 110
Egidio 17, l'importanza
dellą cittą di Viterbo
nel Rinascimento
In programma un ciclo di incontri
dal 31 ottobre al 2 novembre
28/10/2014 - 15:35

VITERBO - 31 ottobre-2 novembre, tre giorni per accendere l’attenzione su Egidio 17. Una stringa di convegni che vogliono preparare Viterbo a cogliere l’occasione rappresentata dai 500 anni dalla riforma luterana. Nel 2017 infatti il mondo celebrerà il V centenario della Riforma. Una ricorrenza destinata a unire l’Australia e gli Stati Uniti, l’Europa e l’Africa. L’Italia rischia di rimanere a margine di un simile evento se non accenderà i riflettori su quello straordinario episodio che fu l’ecclesia viterbiensis, punto di riferimento internazionale per quanti, nel primo 500, volevano una riforma della Chiesa e della società nel suo insieme.

Questa mattina la presentazione del programma nella sala del consiglio comunale. Appuntamento al quale sono intervenuti diversi intellettuali e rappresentanti delle istituzioni ed enti cittadini. Per il Comune di Viterbo è intervenuto l’assessore alla Cultura Antonio Delli Iaconi. L’occasione rappresentata dal 2017 consiste anche nel lavoro di riscoperta della Viterbo rinascimentale, un momento dove la città dei papi riuscì a ritagliarsi una grande centralità e divenne luogo di incontro per intellettuali, artisti, aristocratici, filosofi e teologi. Un clima che prendeva le mosse dal pensiero di Egidio da Viterbo, l’uomo che era a capo degli agostiniani quando un suo confratello, Martin Lutero, dette il via allo scisma con le tesi di Wittenberg (31 ottobre 1517).

Il dibattito sul tema della grazia, il rapporto con i testi classici e l’attenzione allo studio dell’ebraico sono fondamentali contributi teorici di Egidio. Ma se il padre generale degli agostiniani e gli ‘spirituali’ premevano per rinnovare la Chiesa, per mantenere il dialogo con i riformati e per il rispetto della minoranza ebraica, Paolo IV Carafa, acerrimo nemico del circolo viterbese, impose il tribunale dell’inquisizione, l’indice dei libri proibiti e il ghetto.

Incalcolabili saranno le conseguenze di queste scelte: guerre di religione, esodi, insanabili contrasti. Ora, dopo 500 anni, si avverte l’esigenza di ripartire dal momento in cui è stata recisa la possibilità di un confronto dialettico tra le differenti anime dell’Occidente. La città di Viterbo può proporsi come momento di snodo di questa riflessione e può essere l’occasione che l’Italia attende per non restare tagliata fuori da una manifestazione di levatura mondiale.

Questa è l’essenza di Egidio 17. L’obiettivo? Che la città diventi un grande teatro per spettacoli, mostre, festival e conferenze affinché Viterbo torni a mostrare il suo volto di capitale del Rinascimento, affinché sia rievocato il contesto in cui Vittoria Colonna, Michelangelo, Reginald Pole, Alessandro Farnese o Vicino Orsini discorrevano d’arte e teologia, di politica e filosofia.

Un cammino lungo tre anni e che c’è da augurarsi porti da qualche parte.






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