ANNO 14 n° 111
E' ripresa la pioggia di veleni sui Cimini
Da giorni i castagneti vengono irrorati illegalmente con sostanze tossiche
11/06/2014 - 02:00

VITERBO - E' ripreso, più forte che mai, lo spargimento di veleni nei castagneti dei Cimini. Intanto le istituzioni, in preda a forma acuta di accidia (l'avversione all'operare, mista a noia e indifferenza, il settimo dei vizi capitali) stanno a guardare. O meglio, non guardano proprio. Dormono.

Un esempio per tutti: a metà luglio dell'anno scorso, nel bel mezzo della campagna di denuncia di ViterboNews24 e quando il temibile fitofarmaco era già corso a fiumi, l'ex sindaco di Canepina e consigliere provinciale in carica, Maurizio Palozzi, chiese al prefetto di Viterbo, Antonella Scolamiero, l'indizione di una conferenza dei servizi finalizzata a pianificare e coordinare l’attività di controllo sull’uso dei fitosanitari nei castagneti. Ebbene, ad oggi, la conferenza non è stata ancora fissata. Ed è presumibile che, anche qualora dovesse essere convocata, arriverà quando lo spargimento dei trattamenti che, pensate un po', hanno come principale ''ingrediente'' l'arsenico, sarà ormai concluso.

Se la prefettura sonnecchia, la Regione Lazio, la Provincia, i sindaci vecchi e nuovi dei comuni interessati, compreso quello di Viterbo, ronfano di brutto. L'assessore regionale all'Agricoltura Sonia Ricci, l'estate scorsa, dopo aver compiuto una passeggiata sui Cimini, con degustazione di prodotti tipici e tradizionali, assicurò che avrebbe affrontato per corna la crisi della castanicoltura. Sparita.

Il consigliere regionale Riccardo Valenti, che d'ambiente ne mastica eccome, e il suo collega Enrico Panunzi, che delle castagne è una sorta di vate, hanno avanzato delle proposte anche interessanti e sotto alcuni aspetti risolutive, ma finora non se ne fatto alcunché. Gli assessori provinciali all'Agricoltura che si sono succeduti non sanno nemmeno di cosa stia discettando. E l'Arpa, l'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente? La Polizia provinciale? La Asl? Non pervenuti, come la temperatura di Santa Maria Capua Vetere. Gli stessi ambientalisti, che si stracciano le vesti ad ogni potatura di cespuglio, si sono assopiti.

Intanto i veleni corrono a fiumi nella vana speranza che riescano ad arginare l'avanzata dei vari parassiti che stanno flagellando la castanicoltura. Ma in realtà riescono solo a disinnescare l'unica ''arma'' capace di ristabilire l'equilibrio biologico gravemente alterato del cinipide del castagno: il torymus sinensis. L'antagonista naturale della vespa cinese, madre e padre di tutti i problemi, che ha dimostrato di essere in grado, nell'arco di 10-12 anni, di ridurre entro limiti accettabili l'infestazione da cinipide.

Tutti gli appelli in questo senso lanciati dal professor Bruno Paparatti, dell'Università della Tuscia, sono caduti nel vuoto. Paparatti si è svociato per spiegare urbi et orbi che l'unica strada seria e concreta percorribile è la lotta biologica.

Ma mentre tutti dormono, qualcuno sta aprendo gli occhi: in vari comuni dei Cimini si sta facendo strada l'idea di formare dei comitati anti veleni nei castagneti. Lo scopo è di promuovere petizioni e, laddove sia possibile, anche azioni legali per porre fine a un andazzo pericolosissimo ancorché inutile. Inutile per tutti tranne per la multinazionale che produce il fitofarmaco.





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