ANNO 14 n° 116
''E' la Tuscia la pecora nera d'Italia''
L'ingegner Renato Drusiani, advisor per i servizi idrici di Federutility, illustra
gli interventi utili a risolvere il problema, attuati da anni in altre zone del Paese
04/01/2013 - 04:00

VITERBO – ''Il territorio della provincia di Viterbo è la pecora nera d'Italia per quanto riguarda il problema dell'arsenico nell'acqua in quantità superiore ai limiti di legge. Negli ultimi 10 anni, da quando cioè il limite fissato dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è stato abbassato da 50 a 10 milligrammi per litro, altre zone del Paese, come Toscana, Lombardia e Trentino, hanno fatto interventi di dearsenificazione''. E' quanto ha dichiarato l'ingegner Renato Drusiani, advisor per i servizi idrici di Federutility.

Il tecnico ha poi precisando che il divieto imposto dai sindaci per l'uso potabile riguarda solo il 5-10% dell'acqua consuma ogni giorno dalla popolazione residente nei 35 comuni interessati all'emergenza arsenico, tra le 150 e le 200mil a200 persone.

Dopo aver precisato che non esistono problemi di avvelenamento e che la maggiore presenza di arsenico nell'acqua, come nel caso della Tuscia, è una complicazione tipica nelle zone vulcaniche, l’esperto aggiunge: ''Ci sono diverse tipologie di trattamento per ridurre la quantità di arsenico. La prevalente consiste nell'aggiungere sali di ferro. In alternativa occorre trovare nuove fonti, magari più lontane, e adeguare gli impianti per la distribuzione dell'acqua nelle abitazioni. Quest'ultima – conclude è la soluzione definitiva e richiede circa un paio di anni dalla stesura del progetto, al bando di appalto, all'aggiudicazione e al rilascio di autorizzazioni, salvo eventuali ricorsi che allungano i tempi. Nella Tuscia, comunque, alcuni lavori sono stati già avviati''.





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