ANNO 14 n° 89
''Dottor Musarò, posso stringerle la mano?'' E lo riempie di calci e pugni
Pm aggredito dal boss della 'ndrangheta a Mammagialla
14/07/2018 - 06:22

VITERBO - ''Dottor Musarò, finalmente ho il piacere di conoscerla dal vivo. Posso avere l'onore di stringerle la mano?''. E invece gli tira un cazzotto che gli spacca il setto nasale e lo butta a terra per riempirlo di pugni e calci. Vittima dell'aggressione è il pm della Dda di Reggio Calabria Giovanni Musarò. A sferrargli il sinistro in pieno volto è il super boss della 'ndrangheta Domenico Gallico.

Era il 7 novembre del 2012 quando il procuratore dell'antimafia si trovava in una stanza del carcere Mammagialla per interrogare il capo della 'ndrina di Palmi (RC), condannato all'ergastolo in regime di 41 bis, su richiesta dello stesso Gallico. I due fino a quel momento non si erano mai incrociati, anche se si conoscevano bene. Era stato infatti Musarò a guidare l'operazione che portò allo smantellamento della cosca e all'arresto di oltre cinquanta affiliati, compresa la madre ottantenne del boss. L'interrogatorio si trasformò in un agguato in piena regola.

Per quelle lesioni aggravate l'ergastolano ha ricevuto una pena di due anni e mezzo. Ieri in tribunale sono stati sentiti i primi testimoni del processo che vede imputati gli agenti di polizia penitenziaria M.F., L.D.F. e F.C. per i reati di falso ideologico e abbandono del posto di servizio. Secondo l'accusa, i tre poliziotti non avrebbero garantito la sicurezza del procuratore e avrebbero falsificato le relazioni per non incorrere in procedimenti disciplinari. A difenderli l'avvocato Remigio Sicilia.

''Credevo di vederlo scortato con le manette e invece è entrato da solo – ha raccontato in aula il pm Musarò che ha ripercorso i momenti del drammatico faccia a faccia con il boss – Sentivo che c'era qualcosa di strano in quella richiesta di incontro. Sapendo che personaggio è, anni fa aveva aggredito un giudice durante un'udienza, avevo richiesto alla casa circondariale la presenza di due agenti per l'interrogatorio''. Così però non è stato.

All'interno della stanza c'erano solo lui, il boss e il sostituto difensore Mancini, il primo a prestargli soccorso dopo l'aggressione: ''Gli agenti intervennero quasi subito. Quando Gallico sentì l'arrivo delle guardie alzò le mani e non oppose resistenza. Musarò si lamentò perché non erano state presenti e rimase insoddisfatto dalla loro risposta. La stanza si riempì di poliziotti che cominciarono a discutere tra loro e a prendere in mano i registri. Capì subito che c'era qualcosa che non andava. Il medico – ha ricordato l'avvocato Mancini – arrivò in ritardo perché un detenuto aveva tentato il suicidio''.

A prova dell'assenza degli agenti sono state mostrate in aula le immagini delle telecamere di videosorveglianza. ''Nelle relazioni gli assistenti hanno dichiarato di essere presenti dentro la stanza ma nel video si vede chiaramente che non ci sono poliziotti. C’è solo L.D.F. che segue da dietro il detenuto ma rimane sull'uscio quando l'aggressione è già in atto'' ha spiegato in aula il comandante del reparto di polizia penitenziaria Daniele Bologna.

Ci sono incongruenze anche nel verbale di perquisizione firmato da L.D.F., M.F. e F.C. ''Le perquisizioni solitamente avvengono prima di uscire dalla sezione ma nel video si vede solo M.F., munito di paletta metal detector, che sale al piano e accompagna il detenuto. È quindi presumibile che lo abbia perquisito da solo, magari con l'assistenza dell'addetto alla vigilanza'' ha affermato Bologna.

La prossima udienza è fissata per il 21 dicembre.





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