ANNO 14 n° 115
Detenzione illegali armi, assolto il superpentito Carmine Schiavone
09/07/2013 - 00:00

VITERBO - E' stato assolto dall'accusa di detenzione illegale di armi il superpentito Carmine Schiavone, ex boss e killer del clan dei casalesi. Uno dei figli, con il quale viveva sotto copertura nel casolare in cui i carabinieri, nel dicembre 2008, trovarono due fucili, è stato invece condannato a cinque anni di reclusione. A denunciarli entrambi fu un altro figlio dell’ex boss, che non gli avrebbe mai perdonato di essere diventato un collaboratore di giustizia.

Il pubblico ministero, al contrario, aveva chiesto per Schiavone una condanna a quattro anni e mezzo di reclusione e per il figlio a un anno e tre mesi. Il reato di simulazione di furto di armi è stato dichiarato prescritto.

Il tribunale, inoltre, ha disposto che gli atti del processo siano inviati alla procura della Repubblica per verificare se nei confronti dell’altro figlio di Schiavone, quello che denunciò il padre e il fratello, siano ravvisabili gli estremi di concorso in detenzione illegale di armi.

Quando i carabinieri fecero irruzione nel capannone vicino all'abitazione dell'ex boss della camorra, in cui furono trovate le armi nascoste, Schiavone viveva da oltre 15 anni sotto false generalità in provincia di Viterbo. Cioè da quando si era pentito, si era autoaccusato di una settantina di omicidi e aveva fatto finire in cella un piccolo esercito di camorristi.

I due fucili, fino ad alcuni anni prima erano detenuti legalmente dal figlio di Schiavone. Ma nel 2005 gli fu revocato il porto d’armi. Ma anziché consegnarli alle forze dell’ordine, come gli imponeva la legge, il proprietario ne denunciò il furto. Quando , a Natale del 2008, le armi furono ritrovate dai carabinieri, per Schiavone e il figlio scattò la denuncia per detenzione illegale e simulazione di furto.





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