ANNO 14 n° 89
Danza contemporanea, si inizia con ''Madre''
Primo appuntamento il 3 febbraio
28/01/2020 - 13:42

VITERBO - Primo di 3 appuntamenti dedicati alla danza contemporanea, si apre con ''Madre'', l’ultima produzione di Michela Lucenti – Balletto civile, la rassegna Danza. La bellezza del movimento il 31 gennaio 2020 ore 21 al Teatro dell’Unione di Viterbo nell’ambito della stagione promossa da Comune di Viterbo e Atcl – Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio, con biglietti ridotti per le scuole di danza e gli abbonati. 

«Cambiare il mondo significa innanzitutto sconvolgere il sistema che ci ha generato» si legge nelle note allo spettacolo. «Ogni rivolta, ogni lotta per i diritti, personali e di tutti, è sempre una scelta di rottura, uno sradicamento. Madre ci connette con la nostra origine e il suo superamento. Su questo magma incandescente, dieci danzatori generano un teatro totale sul concetto di rivoluzione, dove la ricerca fisica confluisce in una drammaturgia che sa di cinema. Siamo figli di questo secolo di rivolte e di diritti conquistati, sappiamo tagliare il cordone ombelicale con la nostra nascita? Il rapporto con la madre è il punto da cui partire per riflettere sulla forza dei legami ancestrali e sulla capacità di districarsi nel rapporto magmatico con la propria origine».

Per affrontare questo tema così sfaccettato Michela Lucenti, coreografa e interprete assieme ad altri nove danzatori, affronta la scrittura del drammaturgo e poeta tedesco Heiner Muller che spacca il testo e lavora sull'inconscio e in particolare due dei suoi drammi: Medea e Descrizione di un quadro.

Come per lo scrittore tedesco nasce un linguaggio frammentario di immagini e di riflessioni, che attraversano la storia con ironia e sensibilità, a tratti feroce a tratti compassionevole, da Adamo ed Eva al mito tragico di Medea. Dal Settecento di Maria Antonietta, alle goffaggini dell’oggi tra balli latino americani e feste comandate, passando per l’analisi della paternità e i contraddittori sviluppi sul rapporto madrefiglio, Balletto Civile pone lo spettatore in un fluire storico di cui è implicito artefice.

Una babele di immaginari nutrita dallo spazio scenico, un grande cielo 16:9 che come una sorta di grembo materno accoglie una colonna sonora cinematografica, zoomate e campi lunghi, dove il suono diventa immagine reso ulteriormente sensibile da un sistema di microfoni che amplifica ogni sospiro, bisbiglio, tonfo, consistenze ed esperienze, per un teatro totale che si destreggia continuamente tra discorso danzato e parlato cercando una terza via: la visione, esperienza sinestetica che mescola differenti linguaggi. 






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