ANNO 14 n° 111
Dal rimpasto in Regione
Tuscia bocciata
Nuovi ingressi nella giunta Zingaretti ma nessun esponente viterbese
20/01/2016 - 02:00

di Andrea Arena

VITERBO – Ci risiamo. Rimpasto in Regione e Viterbo è l’unica provincia di questa grande terra a non aver un rappresentante nella giunta del presidente Zingaretti. Ancora una volta.

Dice: poco male, non è detto che basti un assessore per fare gli interessi di un’area, di un popolo. E però. E però ora che l’assessore all’Agricoltura Sonia Ricci ha rassegnato le dimissioni (non prima d’aver chiuso la pratica Psr, i piani di sviluppo rurale, che poi è l’aspetto centrale di quel dipartimento), si era aperta una discreta girandola di poltrone, in via Rosa Raimondi Garibaldi. Il classico tagliando di metà mandato, insomma. Ma la strada era già segnata: Carlo Hausmann (direttore generale dell'Azienda romana mercati) nuovo assessore, mentre nel rimpasto di cui sopra Mauro Buschini (ciociaro del Pd) finisce al delicatissimo assessorato dell'Ambiente (tolta al reatino Fabio Refrigeri) e ai Rifiuti (delega tolta a Michele Civita).

Dice ancora: ma non c'era davvero nessuna figura proveniente dalla Tuscia che poteva ambire ad un assessorato? Veramente una provincia non troppo marginale nel quadro laziale non è degna di una rappresentanza in giunta? Soprattutto – altra domanda – in un settore cruciale per questa terra, come l'agricoltura, comparto nel quale i viterbesi hanno sempre avuto un ruolo fondamentale a livello di sviluppo economico? Oppure, magari, il tema fa comodo agli alti piani della Regione, e le eccellenze di casa nostra (nei prodotti, ma anche nelle professionalità, negli strumenti e nelle soluzioni) servono soltanto per fare vetrina? Tipo Expo, per esempio, ma non solo Expo.

E dire che le figure all'altezza di un assessorato all'agricoltura (forse già promesso in campagna elettorale da Zingaretti e poi ritirato) qui non mancherebbero. Già tra gli eletti dal popolo in maggioranza. Come, per dire, Enrico Panunzi, oggi saldissimo alla presidenza della sesta commissione, da dove sta conducendo le sue battaglie per il territorio, riportando anche discreti risultati ed esercitando anche una certa influenza (il che, per un politico rodato come il canepinese, non è sicuramente un male). O come, soprattutto, Riccardo Valentini. Il professore di Tuscania, scienziato prestato alla politica, sarebbe stato tutto sommato perfetto per il ruolo. Non proprio un esterno (come invece è Hausmann), ma uno comunque lontano da certe dinamiche di partito, esperto del campo (soprattutto: a livello di ambiente gode di fama internazionale e non solo per quel Nobel vinto in gruppo, ma anche per le campagne contro lo spreco alimentare e la Carta di Milano) e, ultimo ma non in ordine d’importanza, espressione di una terra che da secoli vive e sopravvive con e grazie l’agricoltura. Non basta? Valentini, dopo aver fatto da traino alla candidatura Zingaretti nell’omonima lista, è confluito con gli altri eletti della sua compagine nel Partito democratico. Diventandone poi addirittura capogruppo. Quindi si è fatto da parte, rientrando nei ranghi come semplice consigliere, sempre in ossequio alle indicazioni. Potrebbe essere una figura di prestigio per ricoprire quel ruolo di qui alla fine della legislatura, se qualcuno ci pensasse e ci credesse.

E se proprio si voleva puntare su esterno, invece di un politico, possibile che la Tuscia non fosse in grado di proporre una figura all’altezza della situazione? Un imprenditore, un professore universitario (a proposito: l’Unitus ha una delle facoltà di Scienze agricole e forestali tra le migliori d’Italia), un tecnico qualsiasi che potesse ricoprire ''a tempo’’ una carica nell’interesse di tutti i cittadini del Lazio? Davvero difficile da credere.

E pensare che nell’ultima giunta di centrodestra, quella di Renata Polverini, viterbesi erano sia il presidente della commissione Agricoltura Francesco Battistoni (eletto), sia l’assessore all’Agricoltura Angela Birindelli (nominata). Altri tempi, anche se poi tutti sappiamo come andò a finire…





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