ANNO 14 n° 79
Da Viterbo filo diretto con la 'ndrangheta
I solidali parlando tra loro: ''Siamo appoggiati dai boss che comandano tutto''
30/01/2019 - 07:01

VITERBO – ''Come arriviamo noi si devono mettere i pannolini…noi siamo appoggiati dai boss della ‘ndrangheta che comandano tutto''. La frase detta da uno dei membri della banda smantellata venerdì scorso dai carabinieri di Viterbo non era millanteria. Lo hanno appurato i militari che nei due anni di indagine hanno ricostruito i legami tra il sodalizio viterbese e la criminalità organizzata calabrese. Nello specifico Giuseppe Trovato, calabrese e trapiantato a Viterbo da quasi 15 anni, appartiene a una famiglia di ‘ndrangheta originaria di Lamezia Terme e storicamente legata al noto clan dei Giampa’. Clan con cui, secondo gli investigatori, Trovato ha continuato a mantenere solidi rapporti sovvenzionando la carcerazione di alcuni esponenti della cosca e favorendo la latitanza di altri anche sul territorio laziale.

Dalle intercettazioni dei carabinieri, infatti, è emerso che, parlando con gli altri solidali e anche con suo padre, Giuseppe Trovato più volte affermato di aver assicurato in passato aiuto economico ad alcuni boss, di aver fornito supporto logistico a latitanti e di essersi messo a disposizione di corregionali, imputati in processi per reati di mafia.

In una conversazione con il padre, Giuseppe Trovato, commentando l’assoluzione di congiunti o conoscenti, comunica che è arrivato il momento di recuperare le somme prestate in passato per sovvenzionare la carcerazione di alcuni familiari. ''Ci dico cugì, mi potete dare 20mila euro che servono a certi amici là, ricuci moli che il prossimo mese vengo e me li piglio…ci dico Franco mi servono 20mila euro che dobbiamo aiutare un amico, vedi di trovarli…agli amici vonno quelli è, pure poco a poco alla volta, perché pure quelli tengono problemi di ergastoli e rate, mica solo tu, anche a te dice bono che ti sei fatto otto anni''.

Nel corso della conversazione i due lasciano intendere di avere a disposizione armi da fuoco in caso di necessità. ''Abbiamo questo, abbiamo quello – dicono nella conversazione – lo sai che hanno quelle tre co a piombo, tre o quattro ne hanno di quelle come le abbiamo noi…''.

Ma a Viterbo si combatte una ''guerra'' di mafia, come emerge nelle oltre 700 pagine dell’ordinanza firmata dal gip Flavia Costantini, su richiesta dei pm Fabrizio Tucci e Giovanni Musarò. ''Ma perché ha fatto qualcosa che mi ha aiutato a Viterbo. Ma lui è venuto nella guerra? Nel casino è venuto? Ma lui è venuto nel casino là? Ha lasciato qua''.

E’ quanto dice Giuseppe Trovato nel corso di una discussione con i solidali nella quale si lamenta che i cugini non gli stavano restituendo i soldi che aveva prestato e che gli stessi non gli avevano neanche fornito aiuto quando a Viterbo c’era la guerra. Secondo i carabinieri il riferimento è ai problemi che l’organizzazione ha avuto nel conquistare il controllo del mercato dei Compro oro.





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