ANNO 14 n° 107
Da gennaio trentatré comuni a secco. L'emergenza durerà minimo 4-5 mesi
28/07/2012 - 04:00

VITERBO - Dal primo gennaio 2013 e per i quattro-cinque mesi successivi, una trentina di comuni della Tuscia, con una popolazione complessiva superiore a 130mila abitanti, resteranno senza acqua potabile. La notizia, nell'aria da tempo, è stata ufficializzata ieri nel corso della conferenza dei sindaci dell'Ato 1 Lazio Nord (Ambito territoriale ottimale), che ha dato il via libera al piano per fronteggiare l'emergenza arsenico.

I comuni interessati sono quelli che hanno una concentrazione di arsenico nell'acqua tra i 10 e i 20 microgrammi/litro. Cui si aggiungerenno quelli con una concentrazione superiore a 20 microgrammi/litro. Quantità che dal primo gennaio non sarano più coperta dalla proroga concessa dall'Unione Europea, che ha fissato al di sotto dei 10 microgrammi/litro il limite massimo di arsenico, oltre il quale l'acqua dovrà essere dichiarata non potabile. A quel punto, ai sindaci non resterà che emettere l’ordinanza di divieto per usi alimentari dell’acqua per non finire fuorilegge.

Per far sì che entro aprile – maggio 2013 l'acqua possa ritornare potabile, come ha spiegato l'assessore all'Ambiente della Provincia di Viterbo Paolo Equitani, i comuni interessati dovranno aumentare del 5% le tariffe dell'acqua. Altrimenti la non potabilità potrebbe protrarsi a tempo indefinito. A meno che la Regione Lazio non si faccia carico dell’intera spesa: circa 30 milioni di euro.

''Al momento – ha detto ai sindaci l’assessore Equitani - la Regione ha messo a disposizione solo 6 milioni su 30. Una somma che ci consentirà esclusivamente di avviare le procedure per l'affidamento degli appalti d'installazione di dearsenificatori negli acquedotti. Per reperire i 24 milioni mancanti - ha aggiunto – o interverrà la Regione o dovremo far ricorso al project financing, cioè alla compartecipazione pubblico-privato, con un ammortamento dei costi compreso fra i 10 e i 12 anni''.

E qui arrivano le note più dolenti: ''Il project financing – ha sottolineato Equitani - prevede che una quota dei costi sia a carico dei comuni. Quindi si dovrà aumentare il tariffario del 5% dopo il terzo anno e del 3% a partire dal quarto anno''.

C’è poi la complicata partita dei comuni, ben 35 su 61, che non hanno ancora aderito alla Talete Spa, la società ad intero capitale pubblico incaricata della gestione del sistema idrico nel Viterbese, i quali dovranno garantire comunque la loro quota parte attraverso tre diverse ipotesi: l’adesione a Talete e quindi al piano degli aumenti tariffari concordati nell’ambito del gestore unico; adottando la tariffa Ato; oppure coprendo i costi necessari con fondi di bilancio o con nuovi mutui.

L’assessore all’Ambiente della Regione Lazio Marco Mattei, nel corso di vari incontri tenuti a Viterbo, ha ribadito che i comuni che finora hanno ''disertato'' Talete, se non dovessero tornare sui loro passi, sarebbero stati commissariati. Ma finora la ''diserzione'' è continuata indisturbata.

L’auspicio della conferenza dei sindaci è che la Regione mantenga l’impegno a sborsare tutti i 30 milioni necessari all’istallazione dei dearsenificatori evitando un’ulteriore gabella ai cittadini.

 





Facebook Twitter Rss