ANNO 14 n° 110
Coronavirus, a Belcolle 20 camere a pressione negativa
Percorsi separati e procedure per tutelare gli altri pazienti e gli operatori sanitari
27/02/2020 - 06:50

VITERBO - Percorsi separati per chi arriva al Pronto Soccorso con disturbi respiratori, anche se in caso di sintomi sospetti la raccomandazione è sempre quella di contattare prima il medico di famiglia o i numeri dell'emergenza, e fino a 20 camere isolate a pressione negativa.

Nella Tuscia non si sono ancora registrati casi di Coronavirus, ma l’ospedale di Belcolle sembra pronto ad affrontare qualsiasi situazione si dovesse presentare. Anche gli scenari peggiori. Un lavoro rivolto anche agli operatori sanitari, per non esporli ad alcun rischio.

E’ quanto ha ribadito ieri in prefettura il direttore generale della Asl Daniela Donetti, predicando calma e sangue freddo, insieme ai responsabili dell’unità di crisi appositamente istituita da alcune settimane presso la cittadella della salute. ''Anche se intercettati dal medico di medicina generale o attraverso i numeri per l’emergenza - questo è stato spiegato -  quasi tutti i pazienti arrivano poi al Pronto Soccorso. Per questo abbiamo creato due percorsi diversi per chi accede al triage, con un percorso riservato per i pazienti che manifestano respiratore infezioni. Esiste un pre triage, per cui il paziente, prima di essere visto dagli infermieri, indossa una mascherina chirurgica. A questo punto viene avvisato un infermiere che lo conduce in una stanza di isolamento, dove viene visitato e si svolge una specie di interrogatorio''.

Al Pronto Soccorso sono disponibili due stanze di isolamento: ''Il paziente può essere anche liberato subito. Abbiamo avuto pazienti che sono stati mandati subito a casa, senza il bisogno di altri approfondimenti. Ma che abbiamo tenuto comunque in osservazione per una maggiore tranquillità''. Altre due stanze per eventuali ricoveri si trovano nel reparto di malattie infettive: ''Si tratta di stanze a pressione negativa, che non permettono al virus o ad altre sostanze infette di uscire, possiamo arrivare fino a otto''.

Alla Asl hanno calcolato anche la peggiore delle ipotesi, quella in cui lo Spallanzani di Roma, che è l’ospedale di riferimento nel Lazio in cui vengono trasferiti i casi positivi, non fosse in grado di accogliere pazienti, soprattutto quelli complessi, che per respirare hanno bisogno di assistenza: ''Per questo abbiamo pensato di mettere in funzione un blocco operatorio che adesso non è utilizzato con dieci sale che hanno i requisiti per accogliere questi pazienti''.






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