ANNO 14 n° 88
Confesercenti:
''Turismo e commercio,
un altro anno di crisi''
Peparello: ''Pochi italiani in viaggio''
22/12/2014 - 12:50

di Tommaso Crocoli

VITERBO - Per turismo e commercio il 2014 appena trascorso è stato un anno non certo entusiasmante. Secondo le stime Confesercenti, quasi 92.000 imprese hanno chiuso i battenti tra gennaio e dicembre, a fronte di circa 56.000 nuove aperture. Queste ultime, poi, hanno vita mediamente breve: la percentuale di quelle che cessano le attività dopo tre anni supera ormai il 40% (era il 30% nel 2000). 

''A livello locale non mancano dei segnali positivi - spiega Vincenzo Peparello, presidente provinciale Confesercenti e responsabile dell'area Turismo Regione Lazio - soprattutto per quanto riguarda l'export nel settore agroalimentare. La speranza, però, è che cambi qualcosa nello scenario nazionale e internazionale. La cosa che più preoccupa è la tendenza al risparmio delle famiglie anche per i beni di largo consumo, come pane e farina''.

La crisi dei negozi tradizionali ha investito più o meno tutti i comparti. I più colpiti sono quelli di moda: oltre una chiusura su quattro è di un'attività di abbigliamento tessile o accessori. Le previsioni per il prossimo biennio parlano di una ripresa alle porte, con un aumento delle forme alternative al commercio tradizionale (ambulanti, e-commerce) e una crisi delle imprese despecializzate.

Anche per il turismo, il 2014 è stato un anno da dimenticare: ''Le persone si fermano meno e spendono mediamente meno - continua Peparello - e questo ovviamente non aiuta i fatturati a crescere. I turisti in Italia devono far fronte ai costi di benzina e autostrade, e finiscono così per risparmiare sul resto. Il nostro territorio, poi, è lento nel recepire le nuove tendenze. Bisogna imparare a legarsi ai processi di sviluppo delle zone limitrofe''.

Nel complesso, diminuisce la qualità dei vacanzieri che acquistano attraverso le agenzie di viaggio, mentre chi prenota tende a preferire mete calde e a basso costo. Nel Lazio, confermato il calo dei viaggi nei dintorni con mezzi propri, il cosiddetto turismo di prossimità. L'uso dell'automobile, infatti, è limitato da tasse, benzina, imposte locali e addizionali varie.

''Le previsioni per il futuro, per quanto riguarda il turismo, sono favorevoli - conclude Peparello - con l'apertura nel 2017 di quasi 28mila unità (più 2,2%). Un settore su cui puntare, e proprio per questo siamo contrari all'introduzione della tassa di soggiorno, oltretutto di difficile gestione. Non è il momento per applicarla, rischia di diventare un derrente per l'intero setttore''.






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