ANNO 14 n° 116
Con l’auto di servizio dall’amante, ma il processo non parte
11/05/2017 - 02:01

VITERBO – Sulla carta era di turno a Roma, in realtà era dall’amante a Capranica. Con l’auto di servizio. Per questo il giovane A.P., dipendente della polizia penitenziaria, dovrà rispondere davanti al collegio viterbese di peculato e truffa. Ma il processo stenta a partire.

Rinviato a giudizio dal giudice per le udienze preliminari Stefano Pepe lo scorso 26 settembre, nel giro di pochi mesi già due sono stati i rinvii per errori di notifica.

Due rinvii che, di fatto, hanno segnato una battuta di arresto ancora prima dell’inizio del processo. Tutto da incardinare. Tutto da cominciare.

Secondo l’ipotesi della procura il giovane poliziotto avrebbe raggiunto più volte a Capranica l’amante per andare insieme, poi, a giocare d’azzardo in un centro scommesse del paesino. Una condotta, questa, da cui deriverebbe l’accusa di peculato formulata dal pubblico ministero Fabrizio Tucci.

Ben diversa, invece, l’origine della truffa: a denunciarlo sarebbe stata la stessa amante, una volta aver messo fine alla loro storia d’amore clandestina. Secondo la donna, di poco più grande di lui, il poliziotto le avrebbe sottratto con il raggiro ingenti somme di denaro.

''Sono in rosso e non posso più permettermi di giocare'', le avrebbe detto più volte l’uomo. E così il prestito, dettato dalla buona fede, per alimentare la loro passione per l’azzardo.

Peccato che poi, con quei soldi, il funzionario statale sarebbe sparito.

Si proverà a tornare in aula il prossimo anno, il 9 gennaio 2018 per l’ammissione prove.






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