ANNO 14 n° 111
Coltiva un terreno non suo e vuole uccidere i padroni, a rischio il processo
L’agricoltore, già condannato decine di volte, deve tornare in aula per stalking
23/07/2017 - 03:15

VITERBO – Di nuovo in tribunale. Per A.D.N., 75enne originario di Ronciglione, i problemi con la giustizia sembrano davvero non finire mai. Dopo anni di processi e condanne per i più disparati episodi, ora dovrà presentarsi di nuovo in aula. Questa volta davanti al giudice per l’udienza preliminare Savina Poli, il prossimo 17 ottobre: a pendere su di lui il reato di stalking. Dall’altra parte, come persone offese, i proprietari di un noccioleto in località Barco, che da anni l’uomo si ostina a coltivare abusivamente. E non sono bastate le condanne per invasioni di terreni, esercizio abusivo delle proprie ragioni e calunnia, che negli anni lo hanno visto colpevole. L’uomo sarebbe passato alle minacce di morte nei confronti dei due proprietari. Ed ecco, quindi, la risposta della Procura, con la sua richiesta di rinvio a giudizio depositata il 24 febbraio scorso.

Rischia dunque un nuovo, ennesimo processo, che in caso di rinvio a giudizio, camminerà parallelamente a quelli già in piedi davanti al tribunale viterbese – penale e civile - quasi giunti alle battute finali.

''Una semi vittoria – sottolineano le parti offese – dopo più di dodici anni di patimenti, finalmente la Procura di Viterbo, per tutti gli episodi e in particolare per alcuni di rilevante gravità, ha contestato a A.D.N. il reato previsto dall'art. 612 bis c.p.. L'atto ci è stato notificato alcuni giorni fa. Speriamo ora che la giustizia faccia il suo corso’’.

Un processo che potrebbe mettere fine ad un incubo durato anni, fatto di telefonate notturne, minacce e insulti. Così come aveva sottolineato la madre di uno dei proprietari all’udienza dello scorso ottobre: ''Era cattivo. Un animale, che io, da sola, ho dovuto combattere: ogni giorno dovevo andare a controllare se ci fosse o meno D.N.A.. Non se ne andava mai: potava i rami, lavorava con il trattore. Come se fosse tutta roba sua. Ci ha anche minacciato di morte: diceva che ce ne dovevamo andare, perché lui aveva il permesso di stare lì''.

E quel permesso, così come spiegato dall’allora comandante dei carabinieri di Ronciglione, in realtà c’era. ''Ma si trattava di un semplice uso civico per la raccolta di legna secca. E per di più era del 2006, valido per un anno. Non gli è stato più rinnovato.''.






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