ANNO 14 n° 114
Claudio Fava: ''Sciatteria giudiziaria''
Il vicepresidente dell’Antimafia attacca la procura della Repubblica di Viterbo
15/01/2015 - 15:44

VITERBO - “Sciatterie giudiziarie”; “superficialità”; “pregiudizi negativi” nei confronti della vittima. Ma non vuole immaginare complotti “per evitare di allontanarci dalla verità”. Stiamo ai fatti, dice. “Ci sono due certezze: la prima è che questa inchiesta è stata fatta male, la seconda è che a Barcellona Pozzo di Gotto (città di origine di Attilio Manca, ndr) qualcuno mente”.

All’indomani della convocazione del procuratore capo Alberto Pazienti e del pm Renzo Petroselli a Palazzo San Macuto, a Roma, parla il vicepresidente dell’Antimafia Claudio Fava. Che, ai ‘’Quaderni de L’Ora quotidiano’’, ammette: ‘’Questa inchiesta è stata gestita con eccessiva sufficienza. Non è un caso che buona parte delle attività istruttorie siano state ripetute, o siano state fatte per la prima volta soltanto su sollecitazione del Gip. Mi è sembrato che ci fosse un pregiudizio negativo addirittura nei confronti della vittima, nel senso che non si riescono ad immaginare ipotesi diverse dalla morte accidentale per overdose. Di fronte ad ogni evidenza – ha aggiunto Fava - , l’atteggiamento di questi magistrati è stato quello di spazzare via il beneficio del dubbio con sufficienza, come per dire: era un tossicodipendente occasionale, ma no, forse era un consumatore frequente, il naso si è fracassato cadendo sul letto, probabilmente perché è stato in posizione supina per molte ore, insomma molte cose di fronte alle quali chiunque si sarebbe fermato un attimo a ragionare”. Il vicepresidente dell’antimafia è convinto che l’urologo di Barcellona Pozzo di Gotto non sia morto per un’overdose accidentale. ‘’E’ un omicidio organizzato con pignola attenzione anche nei dettagli. Credo che Manca – spiega Fava - si sia trovato coinvolto, consapevolmente o inconsapevolmente, in una vicenda che ha riguardato l’operazione e le cure post operatorie prestate a Provenzano per il tumore alla prostata, e che per questa ragione sia stato ucciso”. Fava rivela inoltre un particolare inquietante: ‘’In questa indagine non è stato approfondito neanche il contesto criminale di Barcellona. Che vede insieme, in un’unica filiera, Provenzano, che trascorre periodi della sua latitanza proprio in quella città, e Rosario Cattafi, uomo di Santapaola e dei servizi segreti deviati(che lo ospita), legato a sua volta a Ugo Manca (cugino di Attilio, la cui impronta digitale fu trovata nell’appartamento del medico in via Santa maria della Grotticella, ma la cui posizione fu archiviata dalla Procura di Viterbo). Non è stata considerata la possibilità di intervenire su quel tessuto di amicizie locali, pilotandole in certe direzioni”. E, a questo punto, una rivelazione eclatante su Monica Mileti, l’unica imputata al processo sulla morte dell’urologo.

‘’La donna romana, considerata dai magistrati di Viterbo come la presunta fornitrice di eroina di Attilio Manca, conduce anche lei a Barcellona: c’è un rapporto dei Ros che mette insieme Provenzano, Barcellona e Cattafi, il quale, ripeto, frequentava Ugo Manca. La cosa sbalorditiva è che i magistrati di Viterbo dicono di non conoscere neanche questo rapporto. Stessa cosa della permanenza di Provenzano a Barcellona. L’unica cosa che dicono di sapere è che Provenzano non può essere stato operato da Manca perché l’intervento non sarebbe stato eseguito in laparoscopia, tecnica nella quale era specializzato Attilio. La cosa impressionante – conclude Fava - è che sono apparsi informatissimi su alcuni dettagli e particolarmente disinformati sulla dimensione criminale di Provenzano in relazione a Barcellona”.





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