ANNO 14 n° 116
Clarisse, diplomazie al lavoro
Si cerca un interlocutore per evitare il trasferimento delle suore
14/12/2015 - 02:00

VITERBO – (An. Ar.) Sono ore decisive per il trasferimento delle clarisse di Santa Rosa. O meglio, per scongiurare quella che sembra una certezza: domani, per le tre religiose, dovrebbe essere l'ultimo giorno nel monastero dedicato alla patrona di Viterbo. Destinate ad altra sede, per volontà dei vertici eclasiastici, che allo stesso tempo porterà a Viterbo le suore alcantarine.

Si può davvero evitare questo passaggio che sembra ormai scontato? Di sicuro non si vuole lasciare nulla di intentato. Si continua a lavorare sulla soluzione proposta dal sindaco Michelini: quella cioè di una convivenza tra le clarisse e alcanterine nello stesso convento. ''C'è posto per tutte – ha detto il sindaco – e credo che non ci sarebbero problemi, anzi solo benefici per la città, che continuerebbe ad avere le sue sorelle alla quale tutti sono devotissimi, e per le stesse religiose alcanterine, che così potrebbero ambientarsi meglio''. Magari si cercherà di garantire la permanenza anche soltanto della badessa Annunciata Campus.

Non solo. C'è da completare l'inventario (da parte della Procura) e quindi la catalogazione (della Soprintendenza) del patrimonio di Santa Rosa. Doni, ex voto, carteggi che raccontano 700 anni di culto. Un'operazione che potrebbe richiedere un altro anno di tempo. Ecco allora che il trasferimento potrebbe essere quanto meno ritardato, procrastinato, in attesa magari di trovare una soluzione. ''Comune, Procura e ministero dei Beni artistici e culturali sono tutti sulla stessa linea – dice Michelini – Si tratta soltanto di buonsenso''. Di sicuro, si lavora su più fronti, sotto traccia, specie in chiave romana, in attesa di avere notizie certe. Un approccio diplomatico (perché così si deve fare, e non con le sparate populistiche che invocano ''barricate'') che però è delicatissimo, anche perché non si riesce bene a capire quale sia l'interlocutiore. Né è facile intromettersi nelle gerarchie vaticane.

In prospettiva, è ragionevole pensare che si possa fare un tentativo affinchéche il monastero diventare un polo per il centro e il sud Italia. In grado di ospitare tante suore e di svolgere un'attività di riferimento per un territorio importante. Ma c'è da dire che hanno chiuso conventi ben più importanti (e sempre a causa della scarsità di suore o frati), come quello toscano di San Miniato.  Così diminuirebbero le possibilità di chiusura e la tradizione di Santa Rosa verrebbe se possibile rinforzata. Ma è ancora prematuro immaginare questo scenario: la priorità, adesso, è evitare che le clarisse lascino la loro casa.





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