ANNO 14 n° 110
Cinque buoni
motivi per dire sì
Il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda in tour elettorale nella Tuscia
29/11/2016 - 17:10

di Nicola Savino

VITERBO - Cinque buone ragioni per esprimere un sì convinto e motivato al referendum di domenica prossima. Le esprime (definendole ''gambe'') il senatore Luigi Zanda, capogruppo a Palazzo Madama del Partito democratico, in tour elettorale nella Tuscia, accompagnato dal segretario provinciale democrat Andrea Egidi, dai parlamentari Giuseppe Fioroni e Alessandro Mazzoli e dal consigliere regionale Enrico Panunzi (''nominato'' sul campo segretario regionale dallo stesso Zanda, che evidentemente si è un po' confuso).

 

''E' una riforma che fa bene al Paese - sintetizza nell'introduzione Egidi -. Non si vota con la pancia, come vorrebbe Grillo, ma dobbiamo tutti esprimerci con la testa e con il cuore, come ha giustamente chiesto Renzi. Mai, da parte nostra, abbiamo ragionato su scenari apocalittici se dovesse vincere il no, ma certo un pensiero va fatto sul futuro dell'Italia e dell'Europa nel caso in cui non passassero le riforme costituzionali. Oggettivamente ci sono rischi per il percorso europeo''.

Il senatore Zanda parte da una considerazione generale: ''Confesso sinceramente che non mi è piaciuta per niente questa campagna elettorale: troppo lunga (se ne parla da almeno 6 mesi) e sporcata da un dibattito su altri temi di natura politica. La faccenda non mi meraviglia, ma all'Italia in questo momento serve una forma di politica alta, di sicuro non gli interessi di parte, che invece sembrano prevalere''. E allora eccole le cinque ''gambe'' sulle quali si poggia la riforma perché ''molti non hanno ancora chiari i contenuti''. Il primo punto è l'abolizione del bicameralismo paritario: ''Ci sono molti motivi - spiega - per cancellare questa duplicazione, il più banale è che ci sarà pure un motivo perché siamo l'unico Paese in Europa ad essere governato con un sistema del genere. Il più pregnante secondo me è che due Camere che fanno la stessa cosa non servono. Oggi ci sono 60 disegni di legge approvati a Montecitorio, in attesa di ricevere il sì dal Senato: se saremo bravi, fino al termine della legislatura forse ne approveremo 10. Il resto sarà lavoro sprecato''. Il secondo passaggio riguarda la nascita del Senato delle autonomie: ''E questo avviene finalmente, sia pure con parecchi anni di ritardo. E' un fatto importante del quale si parla sin dal 1970 quando nacquero le Regioni: sarà il luogo che deve rappresentare l'unità del Paese. A me pare un fatto decisivo''. E ancora: ''Con la riforma si potrà fare chiarezza sulle competenze di Stato e Regioni che finora hanno prodotto perdite di soldi e di tempo, oltre che tensioni e conflitti. Oggi la linea ferroviaria adriatica ad alta velocità è bloccata perché il Molise, interessato da appena 33 chilometri, non dà l'autorizzazione. E' giusto che sia lo Stato a dare direttive su materia come energia, trasporti e sanità. Un'esigenza sacrosanta, quest'ultima, per uniformare i trattamenti sanitari in ogni angolo del Paese''. Infine, altri due passi importanti: ''Si amplia la democrazia dal basso, dando più forza alle leggi di iniziativa popolare. Con la nuova formulazione, infatti, le proposte firmate da almeno 150mila cittadini dovranno essere discusse dal Parlamento. In 70 anni non ne è mai stata esaminata una. E ancora, sono state riviste le soglie del referendum. Inoltre si snellisce il sistema legislativo: adesso si va avanti a colpi di decreti legge e di fiducia. A me non sembra un grande esempio di democrazia''.

La domanda finale di Luigi Zanda è: ''Possiamo permetterci di aspettare ancora? Questa non è una riforma per la mia generazione, ma è un passo per i giovani, i poveri, i senza lavoro''. Le previsioni? ''A me non piace - conclude - la parola ottimismo. Noto che sì e no praticamente si equivalgono, ma che almeno la metà degli italiani non si esprime e se ne sta in silenzio. Ecco, saranno loro a decidere e sono certo che si tratta di persone che voteranno con la testa e non con la pancia. Non me la sento di fare appelli, ma tutti noi possiamo e dobbiamo essere padri costituenti''.






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