ANNO 14 n° 111
Chiesto un rinvio a giudizio per spaccio droga; famiglia parte civile
21/01/2014 - 00:00

VITERBO - Prescrizione per reato principale - morte come conseguenza di altro reato - e rinvio a giudizio per il secondo capo d’imputazione: spaccio di droga. Questo ha chiesto il pm Renzo Petroselli all’udienza preliminare di stamani a carico di Monica Mileti, unica indagata per la morte di Attilio Manca, il giovane urologo trovato senza vita il 12 febbraio 2004 nella sua casa a Viterbo. L’omicidio colposo per cessione di droga, infatti, risulterebbe prescritto dal 2011, da qui la richiesta di proscioglimento avanzata dalla procura.

Per la pubblica accusa, la Mileti, romana, oggi 54enne, avrebbe fornito a Manca una dose di eroina, che il medico si sarebbe iniettata insieme a un cocktail di tranquillanti. Un mix letale che ne causò il decesso.

Le conclusione del Pm Renzo Petrosselli però, non sono state accettate dalla famiglia di Attilio, che oggi si è anche costituita parte civile nel processo. “Da parte nostra, fare luce una volta per tutte su questa vicenda è obbligatorio, per questo sfrutteremo tutti i mezzi procedurali consentiti per far riaprire il caso”, ha spiegato Gianluca Manca, fratello di Attilio, prima dell’inizio dell’udienza. Attilio, per i familiari, sarebbe stato vittima della mafia per eliminare un testimone scomodo, dopo esseere stato costretto a assistere il boss Bernardo Provenzano durante un’operazione in laparoscopia per asportare un cancro alla prostata. Operazione che fu eseguita nel 2003 a Marsiglia.

Gianluca Manca era assistito dall’ex pm di Palermo Antonio Ingroia. Assente invece l’altro avvocato della famiglia, Fabio Repici “a causa di altri impegni”.

Grande assente anche l’indagata, Monica Mileti, che il fratello di Attilio non ha mai visto, né sa cosa faccia. L’unica certezza per la famiglia Manca rimane quella delle “indagini superficiali e lacunose che la procura di Viterbo ha svolto sul caso”.

Al termine della requisitoria, durata poco più di un’ora e dove ha parlato soltanto il pm Petroselli, il commento a caldo del fratello di Attilio Manca è sempre quello, “anche oggi abbiamo assistito alle solite incertezze giuridiche della procura viterbese, che continua a non dare adito alle richieste delle parti offese, oggi parti civili. E’ compito della magistratura quello di cercare la verità a 360 gradi, ma noi ogni volta che bussiamo alle porte della procura riceviamo solo porte in faccia”.

“La procura - ha continuato Ingroia- ha parlato oggi di testimoni che confermerebbero la tesi che Attilio si drogasse, ma per noi sono testi poco attendibili, ‘interessati’. Uno di loro è addirittura un ex indagato. Mi pare chiaro che tutti vogliono la prescrizione per evitare questo processo”.

Alla prossima udienza, quella del 3 febbraio, spetterà agli avvocati della famiglia Manca parlare, poi sarà il turno del legale della Mileti, Cesare Placanica, e infine la decisione del giudice per l’udienza preliminare Franca Marinelli.





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