ANNO 14 n° 89
Chiesti 12 anni per Sabato Battaglia
La richiesta del pm Siddi per il 24enne viterbese, unico imputato dell'omicidio di Federico Venzi
24/06/2016 - 17:45

VITERBO - (b.b.) Chiesti 12 anni di carcere per Sabato Battaglia. Le richieste del pm Massimiliano Siddi, per l'unico imputato nel'omicidio del 43enne romano Federico Venzi, arrivano dopo poco più di mezz'ora di requisitoria e portano a un forte quanto inatteso sconto di pena. Dai 30 anni di reclusione, previsti per omicidio volontario, attraverso attenuanti generiche e benefici, si è arrivati a 12.

Ciò nonostante, per la procura non ci sono dubbi sulla volontà del Battaglia di uccidere.

Nella ricostruzione del pm, tutto è avvenuto in un unico episodio, ma si sarebbe sviluppato in due differenti fasi: una prima di scontro diretto in cui Battaglia sferra due pugni al volto di Venzi con violenza. Una seconda in cui si sarebbe verificato l'accanimento dell'aggressione: calci e pugni in faccia. Battaglia avrebbe potuto andarsene subito dopo il primo scontro, ma non lo fa. Torna all'attacco, sganciandosi anche dalla presa della ragazza. L'omicidio è volontario, per il pm Siddi non ci sono dubbi.

Differente la versione proposta dalla difesa nei suoi quaranta minuti di requisitoria: Battaglia non avrebbe sferrato due pugni sul volto di Venzi con l'intento di ucciderlo. Avrebbe agito solamente per legittima difesa, sua e della sua fidanzata. Quella notte del 27 settembre scorso, non avrebbe fatto altro che tirarsi fuori da una situazione da lui ritenuta critica.

La situazione era critica. Dopo un primo avvicinamento da parte di Venzi, il 24enne si sarebbe allontanato, per poi essere preso allo spalle. La paura e quindi la reazione. ''Non mi sarei mai perdonato se ti avessero fatto del male'', avrebbe scritto alla ragazza.

Per la difesa, la morte del 43enne romano non sarebbe stata causa diretta dei pugni sferrati, ma di una serie di motivazioni. I cazzotti, certo. Ma non solo. Tra le concause, l'aver ingoiato la protesi dentaria mobile e un filamento metallico che si sarebbe agganciato ai bronchi e avrebbe ostruito il passaggio dell'aria e dei tubi del primo soccorso. Infine l'alcol in circolo nel sangue dell'uomo.

'Per le sole conseguenze dirette dei colpi inflitti Venzi non sarebbe deceduto'', sottolinea l'avvocato Durano. In più non vi sarebbe traccia dei calci e pugni successivi ai primi due: per terra non sono state ritrovate tracce di sangue a proiezione, ma solo a sgocciolamento. Ciò significa che Battaglia non avrebbe colpito Venzi una volta a terra, ma solo quando l'uomo era ancora sulle sue gambe. Chiesta, quindi, l'assoluzione perché il fatto non costituisce reato.

Anche le parti civili hanno formulato le loro richieste: 500 mila euro di provvisionale per la madre dell'uomo, rappresentata dall'avvocato Samuele De Santis, 1 milione di euro di risarcimento danni per i fratelli, rappresentati dall'avvocato Luca Tedeschi.

Non rimane ora che attendere il prossimo 22 luglio per le repliche del pubblico ministero e la sentenza. 





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