ANNO 14 n° 89
Morte Attilio Manca, chiesta ispezione ministeriale a Viterbo
29/11/2014 - 01:03

VITERBO - Il Movimento 5 Stelle sollecita un’ispezione ministeriale presso la procura della Repubblica di Viterbo per accertare “presunte omissioni e possibili tardive indagini” con le quali “potrebbero essere stati nascosti diversi elementi utili per accertare la verità sulla morte di Attilio Manca”, l'urologo di Barcellona Pozzo di Gotto trovato morto il 12 febbraio 2004 nell'appartamento alla Grotticella.

La notizia si apprende dal quotidiano ''I Quaderni de L'Ora''.

Con una corposa ed articolata interrogazione, i parlamentari chiedono ai ministri della Giustizia Andrea Orlando, e dell’Interno Angelino Alfano se siano a conoscenza delle “discrepanze” in merito a “un verbale redatto dalla Squadra mobile di Viterbo, guidata all’epoca da Salvatore Gava, dove si asserisce che Attilio Manca era di turno in ospedale nei giorni in cui il boss Bernardo Provenzano si trovava in Francia per sottoporsi all’operazione di cancro alla prostata, mentre dai registri delle presenze dell’ospedale Belcolle, dove il medico prestava servizio, come accertato dal programma di RaiTre ''Chi l’ha visto'', emergerebbe esattamente il contrario, cioè “l’assenza del dottor Manca proprio in quei giorni”.

Il sillogismo fra la morte dell’urologo siciliano e l’intervento di cancro alla prostata di Bernardo Provenzano a Marsiglia non sarebbe casuale. Secondo la famiglia Manca diversi elementi – mai accertati dagli inquirenti di Viterbo – fanno immaginare un collegamento fra le due circostanze.

Il Movimento 5 Stelle, mediante una ricostruzione minuziosa della vicenda, sottolinea “le sviste, le omissioni e le incongruenze presenti nell’inchiesta e nell’attuale processo”. Ad esempio i due buchi al braccio sinistro della vittima, quando questi si sarebbero dovuti trovare nel braccio opposto, dato che il medico era mancino; oppure le due siringhe ritrovate a pochi metri dal cadavere, con tappi salva ago e salva stantuffo ancora inseriti, sulle quali la Procura di Viterbo non ha ordinato il rilevamento le impronte digitali, se non dopo otto anni (2012), con esito “neutro”, nel senso che nessuna impronta è stata trovata sulle siringhe.

Altro esempio: le foto scattate dalla polizia pochi minuti dopo il ritrovamento del cadavere: si vede il volto sanguinante, il setto nasale deviato, le labbra gonfie, i testicoli grossi come arance, una sacca scrotale piena di lividi. Particolari per nulla menzionati nel verbale della Polizia e nel referto del medico legale che svolse l’autopsia, la dottoressa Dalila Ranalletta, oggi consulente fissa della trasmissione Mediaset “Quarto grado”. Nei documenti stilati sia dagli agenti, che dalla Ranalletta si legge: “Non si notano segni di violenza sul cadavere di Attilio Manca”.

Inoltre c’è da chiarire “il ruolo – secondo i 5 Stelle – del cugino dell’urologo, Ugo Manca, organico alla mafia di Barcellona Pozzo di Gotto”, condannato in primo grado (ma assolto in secondo) a quasi dieci anni di carcere per traffico di stupefacenti nel corso del processo “Mare nostrum droga”. Una sua impronta palmare è stata ritrovata dalla polizia scientifica nell’appartamento di Attilio, circostanza giustificata con una operazione di varicocele effettuata dal cugino urologo, alla quale lo stesso Ugo Manca si sarebbe sottoposto quasi due mesi prima, non si capisce perché, visto che lui stesso, sentito dai magistrati, giudicava Attilio un “drogato capace di bucarsi anche con la mano destra”.

La figura di Ugo Manca – si legge nell’interrogazione – conduce a  Barcellona Pozzo di Gotto, luogo di origine di Attilio e centro fra i più mafiosi della Sicilia

Quella del M5S è la seconda interrogazione nel giro di un anno: il primo firmatario è il senatore trapanese Vincenzo Maurizio Santangelo, che nel 2013 fece la stessa richiesta, rimasta inevasa, all’allora ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri. La Procura di Viterbo, proprio nei giorni scorsi, ha iscritto Antonio Ingroia nel registro degli indagati per il reato di calunnia: l’ex pm, oggi avvocato di parte civile della famiglia Manca, aveva accusato l’ufficio giudiziario di ”sciatterie, inerzie e coperture” nell’indagine sulla morte dell’urologo siciliano.





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