VITERBO – E le arance? Le arance in questa insalatiera non erano state previste, o forse sì, magari da qualche algoritmo elaborato da un giovane australiano, o da cinque studenti cingalesi, o ancora da una vecchietta sudafricana. Comunque, le arance fanno scena, in questa Medioera 2016 senza riferimenti e senza tempo, balena che ingoia eventi e ospiti con una capacità digestiva che avercela. Il secondo giorno è manicomio peggio del primo: si parla di scrittura ad un ritmo insostenibile persino per gli scrittori fantasmi di Stephen King, o di Ken Follet. Una rapsodia che metterebbe a dura prova chiunque, per fortuna c'è la dolce Livia Ravera, che con Porci con le ali fece il botto nei primi anni Settanta e che oggi dice che pure questo nuovo modo di scrivere – rapido, spietato ma efficace – è un'interessante evoluzione della specie.
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E così si tira fino a sera, nell'Icult di valle Faul sempre pieno, tra trolley che vanno e trolley che vengono, finché non si deve parlare delle frasi di Osho, e poi di Lercio, quei tizi strani che fanno sembrare le notizie strane (appunto) come vere e viceversa. La platea affollata ride di gusto, e si viene a sapere che dietro le battute di Lercio ci sono quaranta persone a lavorare (poi dice la disoccupazione e le nuove tecnologie) e un'attività cerebrale vispa e continua. Dalla nascita nel 2012 ('''Errore nel sistema operativo: Radiomaria passa i Megadeath'') all'escalation a suon di freddure (alcune molto vere, alcune copiate anche dai grandi quotidiani nazionali. Una risata, insomma, ci potrebbe anche seppellire, ma di sicuro farà riflettere. Forse anche le arance.