ANNO 14 n° 110
Celso Perugini fra dubbi, incertezze e perplessitą. Parla Francesco Torroni
''Confusione di ruoli e competenze''
07/07/2018 - 11:55

SORIANO - Verace, innamorato del pallone, il football gli occupa la giornata togliendo tempo a volte alla professione, spesso alla famiglia. Chi ama il calcio non sfugge da questo assioma. Lui è Francesco Torroni e verrebbe da scrivere – per presentarlo a chi non lo conosce - professione tributarista. Ma forse gradirebbe più l'etichetta di patron, come quella che gli è stata confezionata in seno alla Polisportiva Monti Cimini, creatura nata nel 2016 in sinergia con Gianni Patrizi e Francesco Pecci, altri due che non si tirano certo indietro quando c'è da rimboccarsi le maniche per una passione come quella del calcio. Torroni, identità sorianese, parla senza fronzoli e con cognizione di causa sul tema 'il calcio a Soriano', che di colpo pare esser diventato di importanza vitale pure per chi, fino ha ieri, ha dormito sonni profondi quando il pallone, da quelle parti, s'era bucato.

Torroni... diciamo subito che a Soriano nel Cimino c'è da andare ai matti ultimamente, a detta di molti c'è un po' di confusione, di ruoli e competenze. Lei che idea s'è fatto?

La stessa idea che ha appena sottolineato lei, confusione di ruoli e competenze. Istantanea perfetta.

E lei, che ha fatto la storia del calcio a Soriano, non interviene?

Guardi, sono intervenuto due anni fa fondando insieme a Gianni Patrizi e Francesco Pecci la Polisportiva Monti Cimini. Non c'erano le possibilità di sviluppare progetti simili, da soli, poi... figurarsi, paesi tanto nobili quanto con poca densità abitativa hanno sempre grandi difficoltà a prendersi le luci della ribalta. Mancano i numeri. Poi, se c'è uno solo che mette i soldi, necessari per sopravvivere e per sognare qualcosa in più, il discorso diventa ancora più complicato.

Torroni e la Sorianese. Come nacque l'idillio?

Mi avvicinai alla Sorianese nel 2010, spinto da persone di Soriano nel Cimino. Era una squadra annichilita nei risultati e annientata dai debiti. Sempre sconfitta in campionato, pure nelle amichevoli, con record di gol al passivo e punti in classifica che si contavano sulle dita d'una mano.

Di quanto parliamo? Che cifra?

Quarantaduemila euro di debiti. Tutti ripianati dal sottoscritto.

E in cambio? Cosa avuto?

Il nulla cosmico. Neanche un grazie. Quasi fosse un atto dovuto.

Spieghi meglio Torroni.

Ho sempre pagato i rimborsi, dopo aver ripianato quel mega-ammanco, cifra astronomica all'epoca per un club che navigava a vista prima del mio arrivo. Navigava senza bussola né timoniere, fra le altre cose. Senza un nostromo, senza sapere dove andare.

E a seguire?

Risalita la china la Sorianese cominciò a carburare... Promozione, Eccellenza, un'antagonista vera e ostica per squadre che oggi militano in Lega Pro come Rieti e Viterbese. E i tifosi si affacciarono di nuovo al Celso Perugini, e ricominciarono a seguire la squadra. Un bel segnale di rinascita. Di affiancamento a una squadra che finalmente emergeva dall'anonimato.

Poi?

Poi cambiano le cose, le persone, i modi, i tempi d'azione. Mi trovai solo. Solo al comando. Ma anche solo a pagare. Andai dal Sindaco e gli dissi che me ne sarei andato col titolo se non fosse intervenuto un partner, più o meno istituzionale. Erano molti i presenti quel giorno all'incontro col primo cittadino. Nessuno profferì parola. Chiedevo un aiuto, economico e morale, del resto avevo tirato fuori dalle secche il club. Macché, tutti zitti, tutti a guardare per aria, tutti a fischiettare... Così, capita l'antifona, andai a Monterosi portando in dote il titolo dell'Eccellenza.

Beh, fu una scelta coraggiosa la sua.

Lei che avrebbe fatto? Da solo, senza aiuti d'alcun tipo. E non parlo solo d'aiuti economici, qua quando c'era da prendere una decisione, quando c'era da rimboccarsi le maniche cominciava sempre il fuggi-fuggi.

Quindi chiuse definitivamente la parentesi sorianese?

No, nella maniera più assoluta. Il cuore era rimasto lì. Per cui quando poco tempo dopo cinque dirigenti della Fidelitas, nata a Soriano diciamo per sopperire la Sorianese, vennero a dirmi che non avevano più un centesimo per proseguire, li ascoltai. E il presidente mi chiese di aiutarlo. Chiunque avrebbe detto 'no, grazie', Francesco Torroni invece non ci pensò due volte e tornò per aiutare, per contribuire, soprattutto economicamente.

Un ritorno da eroe, insomma.

Macché eroe, manco un 'grazie'. Né all'epoca, né successivamente. Sembrava un atto dovuto. Anzi, nella loro testa era certamente un atto dovuto.

Oggi c'è in ogni caso il cuore della Sorianese all'interno della Polisportiva Monti Cimini. Lei è il patron, lei sovvenziona insieme agli altri due soci, lei ha chiamato persone sorianesi fra i dirigenti...

Sono orgoglioso di questo progetto, questo basta. Con Pecci e Patrizi abbiamo ripartito i compiti, e di sicuro tre teste pensanti al comando di un sodalizio come questo sono necessarie. Perché, come si dice, chi 'amministra... amminestra', specie se non ha controlli. Qui siamo invece tre soci fondatori che si confrontano e nessuno pensa di dover buggerare gli altri due. La serietà professionale, in primo luogo. Poi il resto.

E il campo di Soriano? Il Celso Perugini?

Al momento lo gestiamo noi, noi Polisportiva Monti Cimini, intendo, ma gestirlo significa rimetterci. Paghiamo tutto, acqua ed energia elettrica, manovalanza e ristrutturazione. Fin qui, nessuno è venuto a bussare alla nostra porta per dire che siamo in ritardo o che ci sono fatture insolute. Le faccio un esempio. Ricorda il memorial Melli, la prima edizione? Lo organizzammo su richiesta del Comune di Soriano ma a nostre spese, e di tasca nostra pagammo le migliorie. Lei li ha mai visti gli spogliatoi del Perugini? Non potevamo certo ospitare squadre provenienti da altre province in habitat che avrebbero fatto perdere la faccia tanto a noi come sodalizio quanto a Soriano nel Cimino. Ecco, quello è un esempio di miglioria, le squadre che parteciparono trovarono oltre a un'organizzazione perfetta, spogliatoi lindi e ridipinti.

E voi? Dal canto vostro avete bussato ad altre porte?

Certo che si. A quella del Comune, per esempio, in difetto economico con la Polisportiva Monti Cimini dal luglio 2017 e che ci ha obbligato a ospitare un'altra società (la Sse Cimina, ndr), che per il subaffitto ha fin qui pagato con le briciole, giusto una decina di giorni fa. Ma se le dico briciole, capisca bene... briciole!

Beh non è il massimo della vita. O sbaglio?

Non sbaglia, e le dirò di più. Il Comune adesso ha deciso di redigere un bando capestro per assegnare il campo per il prossimo decennio, e non solo è un bando che farebbe venire il mal di testa a Dante e Petrarca per come è stato scritto, fra errori, ripetizioni e frasi nonsense. Il bando è 'mirato', privilegerà per esempio società che hanno in essere i colori della Sorianese, il rosso e il blu. Noi siamo giallo e neri. Può essere un valido motivo, da parte di un'istituzione, privilegiare i colori sociali e non altre peculiarità? E poi, adesso la società antagonista nel bando è stata ribattezzata con un nome nuovo, si chiama Sorianese. Lei che pensa? Partiamo battuti?

Lei crede ci siano i presupposti per far intervenire i legali?

I nostri avvocati stanno vagliando ogni parola e ogni incongruenza di quel bando. Non veniamo dalla montagna del sapone. Quando le nostre squadre vanno in trasferta ci dicono che siamo montanari, facendo riferimento al monte Cimino. Ma la montagna del sapone non sappiamo davvero dove sia.

In conclusione?

Dico semplicemente ai sorianesi di non farsi prendere in giro. Di ascoltare senza giudicare. Di informarsi. Di capire. Di aiutare la rinascita del calcio a Soriano nel Cimino. Ma senza farsi irridere da questo o da quel personaggio usciti fuori dal cilindro di qualche mago. Ognuno è libero di pensarla come vuole. Ma Francesco Torroni non ci sta a farsi prendere in giro da chi si alza tardi la mattina e dice 'qui comando io'.







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