ANNO 14 n° 89
Catania, confisca da 200 milioni al fratello dell’artificiere di Capaci
17/04/2014 - 09:57

La Direzione investigativa antimafia (Dia) di Catania e Messina sta eseguendo una confisca di beni per 200 milioni di euro, ritenuti riconducibili a Mario Giuseppe Scinardo, di Cosa nostra di Mistretta, e a Sebastiano Rampulla, morto nel 2010, e fratello di Pietro, condannato per essere stato l’artificiere che ha confezionato l’ordigno della strage di Capaci. Il provvedimento, eseguito nelle province di Catania, Siracusa ed Enna, è stato emesso dalla Corte di Cassazione. Il patrimonio confiscato dalla Dia, valutato circa 200 milioni di euro, è costituito da numerose società e ditte individuali, da circa 230 beni immobili - comprese vaste distese di terreno, appartamenti, ville e locali commerciali - e da aziende agrituristiche e vinicole, da impianti di calcestruzzo e da circa 90 mezzi, tra camion, escavatori, trattori, mezzi agricoli ed autovetture di grossa cilindrata.

Escalation anomala

Gli accertamenti eseguiti hanno confermato la tesi dell’accusa, secondo la quale è stata registrata, nell’arco di circa 15 anni, un’anomala escalation patrimoniale ed imprenditoriale, ingiustificata dai redditi dichiarati da Scinardo e dalla sua famiglia. L’uomo, da semplice allevatore di bestiame, è riuscito, per il periodo esaminato, ad accumulare un rilevante patrimonio immobiliare, imponendosi repentinamente, a livello imprenditoriale, nel settore del movimento terra, dell’edilizia e delle energie alternative.

corriere.it






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