ANNO 14 n° 114
Caso Manca - Noto mafioso tra indagati
Si tratta di Angelo Porcino, 55 anni, arrestato nel giugno scorso
09/12/2011 - 04:00

VITERBO – C’è anche un noto mafioso tra i sei indagati per la morte dell’urologo Attilio Manca, avvenuta a Viterbo nel febbraio 2004. Si tratta di Angelo Porcino, 55 anni, con una lunga serie di arresti alle spalle, l’ultimo dei quali nel giugno scorso, nell’ambito delle operazioni “Gotha” e “Pozzo 2″, che hanno portato in galera esponenti mafiosi di primo piano: 24, in tutto, le persone arrestate; 150 milioni di euro il valore dei beni sottoposti a sequestro preventivo.

L’inchiesta è stata definita storica dal procurato nazionale antimafia Leonida Primicelio e dal procuratore capo di Messina Guido Lo Forte, perché “ha consentito di infliggere un duro colpo alle cosche di Barcellona Pozzo di Gotto e dei Mazzarroti. Tutti gli arrestati, tra i quali Porcino, sono accusati di associazione mafiosa, omicidi, estorsioni, porto e detenzione abusiva di armi, intestazione fittizia di beni e altri delitti, con l’aggravante delle finalità mafiose.

Gli altri indagati per la morte di Manca, per i quali il Gip Salvatore Fanti ha disposto indagini suppletive, sebbene circoscritte all’eventuale cessione di droga al giovane medico che, a parere del magistrato, sarebbe morto di overdose dopo essersi iniettato un mix di eroina e medicinali sono: Ugo Manca, Renzo Mondello, Salvatore Fugazzotto, Andrea Pirri e Porcino, tutti di Barcellona Pozzo di Gotto, e Monica Mileti, romana.

Le persone nei cui confronti il Gip ha disposto l’archiviazione della posizione, sono invece colleghi e amici di Manca che frequentavano abitualmente casa sua.

Ma perche cinque barcellonesi, concittadini del giovane medico, un paio dei quali nemmeno conoscevano personalmente Manca sono finiti sotto inchiesta? Perché come risulta negli atti del procedimento, sono emerse una serie di circostanze sospette, molto sospette, nei loro confronti.

Ugo Manca - cugino di Attilio, tecnico radiologo in servizio in un ospedale di Messina, poco prima della morte del medico gli fece visita a Viterbo, a suo dire per chiedergli un parere su un’operazione di varicocele cui avrebbe dovuto sottoporsi. La sua presenza a Viterbo fu scoperta perché lascio un’impronta palmare nel bagno di casa di Attilio, sulla piastrella sopra il pulsante dello sciacquone del bagno. Lo stesso Ugo Manca tornò a Viterbo dopo la morte del cugino e si recò due o tre volte in procura a sollecitare, a nome dei genitori, la restituzione del corpo di del medico alla famiglia e il nulla osta per sepoltura. Ma i genitori e il fratello di Attilio hanno sempre smentito di avergli assegnato tale compito.

Renzo Mondello – Fu contattato telefonicamente da Ugo Manca decine di volte nei giorni in cui si trovava a Viterbo, ospite di Attilio. Una telefonata, come risulta dai tabulati, durò oltre un’ora.

Salvatore Fugazzotto – Nei giorni precedenti la morte, ha chiamato più volte al telefono Attilio, che non conosceva.

Angelo Porcino – Ha telefonato ad Attilio chiedendogli un incontro. La circostanza è confermata da una testimonianza della madre del medico, la quale ha dichiarato che, poco prima di morire, il figlio la chiamò per chiederle informazioni su tal Porcino, che lo aveva contattato telefonicamente, annunciandogli che gli avrebbe fatto visita a Viterbo.

Andrea Pirri – Ha raccontato ad almeno due persone, che lo hanno poi riferito agli investigatori, che Attilio era stato ucciso dalla mafia. Aggiunse che i suoi genitori avrebbero fatto meglio a far cadere il silenzio sulla vicenda e che già avevano ricevuto minacce in tal senso.

Monica Mileti – E’ l’ultima persona, almeno ufficialmente, che ha visto Attilio vivo, il pomeriggio il pomeriggio dell’11 febbraio 2004. Il mattino successivo fu trovato morto nella cucina della sua casa, in via della Grotticella.





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