ANNO 14 n° 88
La madre: ''Oggi è stata scritta la pagina più buia della giustizia italiana’’
23/10/2014 - 18:27

VITERBO – La stagione dei mezzi termini - semmai ce ne sia stata una in tempi remoti - è finita. Per forza di cose: accogliendo un’eccezione del pubblico ministero Renzo Petroselli, il giudice Eugenio Turco ha estromesso le parti civili, e cioè la famiglia Manca, dal processo sulla morte dell’urologo siciliano che vede quale unica indagata la romana Monica Mileti. Non appena il giudice ha pronunciato la decisione, gli avvocati Antonio Ingroia e Fabio Repici sono usciti dall’aula senza battere ciglio mentre tra il pubblico più di una persona gridava: ‘’Vergogna, vergogna’’.

Parole ben più dure sono state usate poco dopo, nella sede dell’Arci dove si è svolta una conferenza stampa.

‘’Mio figlio Attilio è morto perché ha scelto di non diventare il medico della mafia: se lo ricordino il pm Petroselli e il procuratore capo Pazienti’’, ha esordito la signora Angela Manca. ''E si vergognino perché ebbero il coraggio di indire una conferenza stampa e di produrre documenti falsi’''. La signora Manca, in particolare, si riferisce all’esame tricologico. ‘’Non è mai stato fatto ma, improvvisamente, comparve solo per far passare mio figlio come un drogato’’. La mamma dell’urologo è tornata anche sulla questione ‘tabulati’. ‘’Come ha fatto a sparire l’ultima telefonata di Attilio dell’11 febbraio 2004, giorno della sua morte? Il giorno successivo avrebbe dovuto fare un importante intervento a Villa Valeria ma non si presentò. Perché la Procura di Viterbo non acquisì i tabulati?’’. Tabulati che, adesso, sarebbe stati acquisiti dalla Dda di Messina.

La parola è poi passata al figlio Gianluca. ‘’Oggi il tribunale di Viterbo ha scritto la pagina più buia della giustizia italiana estromettendoci dal processo. Ne prendiamo atto, ma non ci fermeremo qui perché nessuno può togliere dignità né ad Attilio né alla famiglia Manca’’.

Toni duri sono infine stati usati dall’ex pm di Palermo Antonio Ingroia. ‘’Una decisione incomprensibile e aberrante su cui, tuttavia, non possiamo fare niente a cause di lacune del sistema giudiziario: l’ordinanza del giudice va infatti contro i dettami costituzionali ma non è impugnabile’’.

Ingroia ha poi aggiunto che ‘’in venticinque anni di carriera come magistrato, non ho mai visto un pm che rema contro l’accertamento della verità. Il pm Petroselli, però, è terrorizzato dalla verità, perché la verità di questo processo comprende anche la sua condotta omissiva, i depistaggi e la cancellazione di prove’’. Accuse pesanti ma che, ad oggi, sarebbero suffragate dalle dichiarazioni del boss Giuseppe Setola, secondo cui Attilio è stato ucciso dalla mafia. ‘’Se non fossimo stati estromessi oggi avrei chiesto il deposito delle sue dichiarazioni; ad ogni modo – ha detto Ingroia – sebbene quanto accaduto oggi non fa onore alla magistratura italiana, noi siamo ancora più determinati’’. In fondo, ammette l’ex pm di Palermo, ‘’sapevamo che questo era un processo finto perché alla sbarra non ci sono i veri assassini’’. E adesso, quindi, si cambia rotta e si imbocca quella della Direzione distrettuale antimafia di Roma e Palermo. Non solo, ‘’informerò anche il procuratore naaionale antimafia Franco Roberti.

Intanto, comunque, Ingroia è in contatto con il procuratore distrettuale di Roma. ‘’So che è stata aperta un’indagine preliminare sulle dichiarazioni di Setola: i tempi sono dunque maturi per redigere istanza formale di apertura di un’indagine per omicidio alla Dda di Roma, ma chiederò indagini anche alla Dda di Palermo’’.





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