ANNO 14 n° 88
Caso Manca, Ingroia: ''Verità ribaltata''
Sulle motivazioni della sentenza: ''Macroscopica ingiustizia''
18/08/2017 - 02:56

VITERBO – Sul caso Attilio Manca, ''non solo giustizia non è stata fatta ma è stata commessa una macroscopica ingiustizia''. Ne è convinto l’avvocato Antonio Ingroia - difensore con l’avvocato Fabio Repici della famiglia Manca – a proposito della sentenza di primo grado emessa dal giudice di Viterbo, Silvia Mattei, al termine del processo per la morte di Attilio Manca, le cui motivazioni sono state depositate proprio in questi giorni.

''Leggendo gli stralci delle motivazioni della sentenza emessa dal giudice Silvia Mattei si ricava una triste conferma – dice l’avvocato Ingroia – sull’omicidio di Attilio Manca, perché di omicidio si tratta, non solo giustizia non è stata fatta ma è stata commessa una macroscopica ingiustizia''.

La sentenza ha visto la condanna a cinque anni e quattro mesi di reclusione della sola Monica Mileti, la donna accusata di aver ceduto la dose di eroina che nel 2004 ha provocato a Viterbo dell’urologo.

''C’era da sperare – prosegue Ingroia – che il giudice di Viterbo avesse trovato qualcosa che ci fosse sfuggito: un particolare, una testimonianza minore, un elemento rilevatori decisivo. Invece no: solo le stesse ricostruzioni lacunose, le stesse considerazioni infondate sostenute dalla procura, la stessa ignobile calunnia verso una persona perbene, un giovane e stimato chirurgo spacciato come tossicodipendente''.

Ingroia parla di ''reticenza sulla trattativa Stato-mafia'' e di ''coperture istituzionali alla latitanza di Bernardo Provenzano, con la scia di sangue che si sono lasciate dietro''.

''Attilio Manca – dice l’avvocato – è una vittima di Stato e di mafia ma lo Stato non può e non vuole ammetterlo. Noi e la famiglia di Attilio non ci arrenderemo mai e continueremo a batterci perché sia stabilita la verità e sia fatta finalmente vera giustizia''.

''L’appello è ai magistrati romani – conclude Ingroia – perché non archivino, alla procura generale di Roma perché appelli la sentenza ingiusta di Viterbo, alla procura nazionale antimafia che ha un esposto da noi presentato perché si occupi del caso''.

Intanto la mamma di Attilio, Angela Manca, sul suo profilo facebook solleva una serie di interrogativi: ''Attilio il giorno 11 Febbraio, di mattina doveva effettuare un intervento a Villa Valeria assieme al dottor De Vecchis; la sera aveva invitato a cena il professor Ronzoni, primario del Gemelli ,a cui era legatissimo. Non si presenta ad entrambi gli appuntamenti perché, secondo la procura di Viterbo , preferisce rimanere a casa a farsi l'eroina.

Mi chiedo: perché hanno tanta paura di far emergere la verità su Attilio ? Perché hanno prodotto prove false, a cominciare dall'esame tricologico, effettuato anni dopo la morte di Attilio e senza che noi ed i nostri legali fossimo avvisati?

Io so che il pentito barcellonese Carmelo D'Amico, che ha detto che Attilio è stato ucciso per aver assistito Bernardo Provenzano, è molto attendibile e tutto quello che ha detto fino ad oggi è stato regolarmente verificato. Che motivo avrebbe a mentire sull'omicidio di Attilio?''.





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