ANNO 14 n° 116
Caso Manca, a ottobre
l'udienza sulla richiesta
di archiviazione
per 5 dei 6 indagati
14/08/2012 - 03:42

VITERBO - Il giudice per le indagini preliminari esaminerà il prossimo 15 ottobre le richieste di archiviazione avanzate dal Pm Renzo Petrosselli nei confronti di cinque dei sei indagati nell’ambito della lunga e controversa inchiesta sulla morte di Attilio Manca, l’urologo siciliano in servizio nell’ospedale di Belcolle, trovato privo di vita nel suo appartamento in via Grotticella il 12 febbraio 2004.

I cinque, Salvatore Fugazzotto, Ugo Manca, cugino di Attilio, Lorenzo Mondello, Andrea Pirri, Angelo Porcino, coinvolto in alcuni processi di mafia, sono tutti originari e residenti a Barcellona Pozzo di Gotto, paese in cui medico è nato e vissuto fino all’iscrizione all’università. Erano stati iscritti nel registro degli indagati con l’accuso di cessione di droga.

Se le conclusione della procura verranno accolte dal giudice delle indagini preliminari, che per quattro volte consecutive ha accolto l’opposizione dei genitori e del fratello del medico, disponendo altrettanti supplementi di indagini, resterebbe una sola indagata, la romana Monica Mileti, colei che, secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbe ceduto l’eroina all’urologo. Lunica per cui il Pm Petroselli si accinge a chiedere il rinvio a giudizio.

La famiglia Manca ha già annunciato che si opporrà per l’ennesima volta alla richiesta dell’archiviazione. La loro tesi è che Attilio sia stato ucciso, probabilmente dalla mafia barcellonese, dopo essere stato costretto ad assistere il boss Bernardo Provenzano nel viaggio compiuto a Marsiglia, in Francia, per essere operato di cancro alla prostata.

Un’ipotesi, quella dei familiari, che è stata però giudicata infondata dallo stesso Gip Salvatore Fanti, che ha sì accolto la loro opposizione all’archiviazione, ma solo per individuare chi gli abbia ceduto la droga che ne ha causato la morte. Ha invece definitivamente archiviato la pista dell’omicidio di mafia.

Che l’urologo sia stato ucciso da cosa nostra lo ha escluso anche il procurato nazionale antimafia Piero Grasso, durante il suo intervento all’inizio di luglio a Caffeina Cultura, dove ha presentato un suo libro. “Non abbiamo trovato nessun labile indizio – disse – che la morte di Manca sia collegata con la mafia, tanto meno con il boss Provenzano”.

Il legale della famiglia Manca, l’avvocato Fabio Repici, che segue il caso fin dall’inizio, depositerà una richiesta di supplemento d’indagini su un centinaio di circostanze che, a suo dire, non sarebbero state approfondite in modo adeguato o sarebbero state del tutto trascurate.

Se il gip dovesse accogliere le richieste d’archiviazione, la battaglia dei manca proseguirà davanti alla Corte d’Appello e alla Cassazione.





Facebook Twitter Rss