ANNO 14 n° 89
''Caro Sassi, ci assumeremo la decisione di chiudere il teatrino''
La replica di sei consiglieri ribelli del Partito democratico
11/02/2016 - 09:55

Gentile Arnaldo,

A seguito della sua franca quanto accorata lettera al capogruppo del Partito Democratico, Francesco Serra, cogliamo l’opportunità di risponderLe per chiarire ancora una volta ai cittadini le ragioni, insite nel fallimento amministrativo, che di fatto ci hanno portato, con molta amarezza ed umiltà, insieme al gruppo del Partito Democratico ha sfiduciare il Sindaco e l’amministrazione di cui per quasi tre anni siamo stati protagonisti.

Clicca qui per leggere la lettera di Arnaldo Sassi a Francesco Serra

Una città che dopo 18 anni volta le spalle ad una consolidata esperienza di centrodestra, è una città che anela inequivocabilmente al cambiamento; cambiamento cui tutti noi abbiamo lavorato già a partire dalle primarie di coalizione.

Cambiamento di cui Francesco Serra è stato protagonista fin dall’inizio, in primis con il 40% di consensi alle primarie, poi uscendo dalle urne come primo degli eletti; dati di fatto che descrivono in maniera inoppugnabile ed inequivocabile un sostegno chiaro e concreto ad un progetto in cui si era creduto fortemente.

Alla metà del mandato a rintracciare i tratti di quel cambiamento promesso si fa una certa fatica, non ce n’è traccia nelle cose fatte né tanto meno nello stile di governo della città che si è scelto di adottare.

Lo spazio di una nota non consente certo di fare un elenco dettagliato di cosa non si è fatto, di cosa non sarebbe stato opportuno fare e di cosa si sarebbe potuto fare prima e meglio, ma alcune domande – che sono le stesse che ci siamo posti con insistenza in questi mesi - ci sorgono spontanee. E sono le stesse che si porrebbe chiunque, confrontando i programmi elettorali, i proclami inesauditi e lo stato in cui versa la Viterbo, tanto in tema di ordinaria amministrazione quanto di progettualità a più ampio respiro.

Dopo tre anni la città è più pulita? La viabilità è più fluida? Il centro storico è più vivo e valorizzato? La vita culturale è più vivace e ricca? La città termale ha avuto un nuovo slancio o Viterbo è ancora soltanto una città che ha le terme? C’è una maggiore trasparenza e partecipazione, in merito nelle scelte amministrative? Ci sono più parcheggi? C’è un’adeguata rete di trasporto pubblico che consenta un’effettiva fruibilità? C’è un coinvolgimento effettivo della cittadinanza e un’attenzione ai suoi bisogni reali? Le strade sono più percorribili? E il verde pubblico è più curato? Ci sono più attenzioni per le frazioni dimenticate? Le società partecipate sono più efficienti? Meno sprechi e quindi meno tasse o tributi? Ed il Cinema Genio?... E quali grandi progetti lasceremo in eredità da realizzare alla prossima amministrazione, qualunque essa sia dopo questa, fra tre mesi, un anno o forse due al massimo? Nessuno, se non la propaganda di un furore amministrativo scoperto tra Natale e la Befana, scagliato contro il gruppo del PD a sottolinearne irrilevanza e ostacolo. Con questo ramoscello d’ulivo si intendeva promuovere il dialogo?

Parlare di ''fulmine a ciel sereno'' è forse un po’ azzardato. È dal primo vero bilancio che il Capogruppo Serra sprona, sollecita, manifesta la necessità di cambiare passo. Motivo per cui non gli sono state risparmiate rampogne e cartellini gialli fino ad una chiara minaccia di squalifica (incompatibilità) per falli inesistenti inventati da arbitri a dir poco imparziali. Quante volte, apertamente, nella sede propria dai banchi della sala d’Ercole, ha suggerito, proposto, sottolineato insieme a noi direzioni ed obbiettivi da perseguire con più tenacia e coerenza, proprio per ricondurre la nostra azione alle promesse politiche e programmatiche del 2013?

Abbiamo votato contro la sfiducia proposta dalla minoranza? Certo! Ma sottolineando pure nella stessa occasione che si trattava di un voto scontato ad una richiesta politica della minoranza e che non poteva considerarsi un’autoassoluzione e che una correzione di fondo della azione dell’amministrazione era più che mai necessaria. E non ci pare, sempre nella stessa occasione e come anche in occasione dell’ultimo assestamento di bilancio, che Serra sia stato il solo a manifestare un’insoddisfazione palpabile e a reclamare più dinamismo e concretezza. Le cronache, i resoconti ed i titoli degli organi di stampa del giorno dopo ne sono la riprova.

'Lotte di potere quale ragione della crisi?'' Se è così non ci riguardano, perché sfidiamo chiunque ad elencarci quali poltrone, prebende, deleghe, riserve o influenze, abbiamo avuto o solo anche chiesto. Neanche un posto per le tribune a Santa Rosa, per essere chiari. Il fatto di aver messo in piedi una coalizione a dir poco composita non ha certo favorito. Ma anche questa è storia nota ed è giusto che le conseguenze di scelte spericolate se le prenda chi quelle scelte le ha fatte e non certo chi, pur non condividendole, le ha comunque sostenute e subite.

''Serra, vicesindaco?'' Basta riepilogare brevemente come sono andate le cose e ricordare le dichiarazioni rilasciate allora dallo stesso Serra che declinò l’ultimo assessorato “rimasto libero” dopo che di fatto la giunta Michelini nella sua prima versione era stata già formata; Serra motivò questa posizione come primo atto di non condivisione di un metodo, quello di non mantenere la parola data di una giunta a sei, sacrificata sull’altare delle pretese spartitorie; il contrario della buona politica di cui tutti ci eravamo fatti portatori. Dopo questo ''Buongiorno'' una continua altalena di deleghe, assessorati, presidenze dove, né Serra né alcuno di quelli che fino a dicembre lo hanno sostenuto, hanno rivendicato alcunchè. Il sindaco ha avuto ampio margine decisionale e l’ha esercitato come ha meglio creduto, senza subire dal capogruppo del PD alcun veto o diktat, anzi. Abbiamo votato tre diversi presidenti del Consiglio, senza mai far mancare un voto, sostenuto ogni passaggio decisivo come le manovre di bilancio anche se non pienamente coinvolti e soddisfatti delle scelte compiute, sempre vissute come imposte dalla forza maggiore in barba alla sovranità del Consiglio.

''Renziani o no?'' Come dice il Segretario del PD: ''Se sei buono governa''; altrimenti a rimanere abbarbicati alla poltrona e a vivacchiare alla giornata si fanno solo danni e meglio è ricominciare daccapo. Ed in questi 60 giorni di crisi negata i danni, in ogni senso, non sono mancati. Al segretario del Pd, al suo vice o a chi per lui, daremo conto della scelta - che prenderemo insieme con il capogruppo e di fronte agli elettori - della responsabilità di assumere la decisione di chiudere nel modo più chiaro questo teatrino.

Poi, a proposito di ''killer'', ognuno avrà le sue ragioni e si farà la sua opinione. Ma se qualcosa ad oggi rischia di morire, o è già morta, è la speranza di cambiamento, che non è nemmeno stata fatta camminare sulle proprie gambe, minacciata già in culla.

Perché la fazione di chi pensa che governare sia più importante che cambiare come si vede, è forte e variamente dislocata e non è escluso che, come è già accaduto diverse volte in questa città, essa possa prevalere ancora una volta. Ed è da questa evidenza, spacciata per destino immutabile, che trae forza ed argomenti.

Se così dovesse essere noi, semplicemente, saremo da un’altra parte.

Massimo Cappetti

Patrizia Frittelli

Melissa Mongiardo

Mario Quintarelli

Arduino Troili

Marco Volpi





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