ANNO 14 n° 109
''Bisognava dimostrare che Manca si drogava''
Il duro commento dell’ex procuratore generale di Messina Marcello Minasi
10/04/2017 - 17:02

VITERBO – ''Sono sempre più convinto che quello di Attilio Manca sia un assassinio di Stato: uno dei tanti episodi della trattativa tra Stato e mafia''. E' quanto dichiara l'ex procuratore generale di Messina Marcello Minasi ad Antimafiaduemila, sulla morte del giovane urologo siciliano di Barcellona Pozzo di Gotto.

Sulla sentenza, emessa dalla procura di Viterbo, nei confronti di Monica Mileti, condannata a 5 anni e 4 mesi di reclusione per aver ceduto l’ultima, fatale, dose ad Attilio Manca, ritiene che ''l’esito del procedimento fosse scontato perché serviva a puntellare l'assunto principale: bisognava dimostrare che Manca aveva fatto uso di droga, un piano congegnato''.

A sostegno delle sue dichiarazioni, l'ex magistrato Minasi evidenzia anche la mancata difesa della stessa Mileti e dei suoi avvocati: ''L’impressione che se ne ricava – sottolinea – è che la Mileti e i suoi avvocati abbiano subito il processo senza battere ciglio. È come se fossero stati inglobati dentro questo procedimento dopo che gli è stato chiesto di ingoiare questo rospo''.

''Del tutto incomprensibile resta quindi la metodologia della Procura di Viterbo'' tuona convinto l'ex procuratore di Messina in pensione.

Un fascicolo per omicidio intanto è stato aperto dal procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone. Si continuerà ad indagare sulla tragica morte del giovane urologo trovato cadavere 13 anni fa a Viterbo per verificare se si tratti di un omicidio di mafia come sostenuto, fin dal primo momento, dalla famiglia e dagli amici di Attilio.

E nei confronti della Procura di Roma che ancora non ha chiuso il caso l’ex pg di Messina ripone ''tenue fiducia. E per quel che vale continuerò a stare sempre vicino alla famiglia Manca nella loro pretesa di verità''.





Facebook Twitter Rss