ANNO 14 n° 88
Malasanitą
Bimba cerebrolesa,
La Asl condannata
a risarcire due milioni
17/08/2015 - 20:27

VITERBO - La Asl di Viterbo condannata a pagare 2 milioni di euro ai genitori di una bambina che, nel maggio 2010, dopo alcuni problemi di parto, non è stata assistita nel modo corretto ed ha riportato danni cerebrali irreversibili.

La sentenza del giudice della prima sezione civile, Federico Bonato ha riconosciuto la responsabilità della struttura sanitaria riguardo ''l'intero pregiudizio subito dalla neonata rispetto ai tempi con cui è stato eseguito il parto e quelli relativi al ricovero in terapia intensiva''.

Il giudice sottolinea come il danno ''pari al cento per cento di invalidità permanente comprenda anche la lesione del diritto al rapporto familiare''. Il magistrato nel provvedimento di cinque pagine sostiene che siano da riconoscere come valide le argomentazioni proposte dai legali della famiglia, gli avvocati Luca Cococcia e Danila Paparusso. Il risarcimento è ''immediatamente esecutivo''. Nel dettaglio, un milione e mezzo è stato assegnato alla bimba e i restanti 500mila euro ai genitori.

La sentenza spiega come ''il ritardo nell'esecuzione del cesareo e nel ricovero in terapia intensiva hanno cagionato l'ipossia fonte dei danni cerebrali''. Il giudice rileva inoltre che ''i monitoraggi precedenti al giorno del parto e quelli effettuati lo stesso giorno indicavano parametri vitali e nessuna sofferenza del feto''.

L'ipossia, una mancanza di ossigeno al cervello, è dunque insorta nel periodo tra l'arrivo in ospedale e il ricovero in terapia intensiva, ''periodo che doveva necessariamente essere reso più breve dai sanitari che conoscevano le condizioni della madre e del feto'' essendo la mamma stata ricoverata per due volte prima della nascita della bambina.

L'avvocato Cococcia, in una dichiarazione all'agenzia AskaNews ha auspicato che ''la Regione Lazio provveda al risarcimento senza impugnare la sentenza in appello, poiché i soldi serviranno tutti per migliorare le condizioni della piccola''.






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