ANNO 14 n° 110
''Azione quotidiana piccole imprese decisiva per uscire dalla crisi''
Delegazione di Viterbo e Civitavecchia all’assemblea nazionale della Cna
01/12/2014 - 15:46

VITERBO - “In questo Paese sferzato dalla crisi, c’è bisogno di un coraggioso mutamento di prospettiva. Ci auguriamo che tutti prendano coscienza del fatto che questo cambiamento non potrà avvenire se non si riconoscerà la centralità delle piccole imprese. Un mondo, il nostro, operoso, capace di costruire, seppure in condizioni difficilissime”. Angelo Pieri sintetizza così il messaggio dell’assemblea nazionale della CNA, svoltasi a Mirandola, all’interno di una fabbrica distrutta dal terremoto di due anni fa e diventata simbolo della capacità e della determinazione di una comunità che è riuscita a rialzarsi in piedi.

Il presidente della CNA di Viterbo e Civitavecchia ha partecipato all’appuntamento annuale con la segretaria, Luigia Melaragni, e con i vicepresidenti Alessio Gismondi, Daniela Lai e Palmiro Masini.

“Non abbiamo bisogno di aggiustamenti, come ha spiegato il nostro presidente nazionale, Daniele Vaccarino, che giovedì sarà a Viterbo. Il cosiddetto ‘cambioverso’ esige che si passi dalle astrazioni alla concretezza delle azioni, orientando le scelte politiche verso la crescita, con una visione di lungo termine, e facendo funzionare lo Stato, guardando le imprese per quello che sono: una forza responsabile, legata al territorio, ma che, per lavorare, deve avere certezze ed essere liberata dall’oppressione della burocrazia, dal peso delle tasse che continuano a lievitare, dalla diffidenza delle banche e dall’illegalità”, afferma Pieri.

L’assemblea è stata anche l’occasione per ribadire la funzione importante dei soggetti della rappresentanza. “Una funzione preziosa per l’intera società, ma anche per quella politica che non vuole perdere la capacità di comprendere la complessità della struttura sociale ed economica italiana -ha detto Vaccarino nella relazione-. Senza il ruolo di sintesi dei corpi intermedi, la nostra società diventa sempre meno governabile e finisce con l’allontanare imprese e cittadini dalla partecipazione politica, rendendo molto più difficile la composizione dei conflitti sociali. Indubbiamente, il dialogo e il rapporto tra politica e forze sociali va rinnovato nelle forme e nella sostanza, abbandonando le liturgie del passato e sterili poteri di veto, ma anche pregiudizi negativi, come, ad esempio, quelli nei confronti delle Camere di Commercio. Questi Enti vanno, sì, ripensati, riformati, ridotti di numero, resi più efficienti, ma non possono essere cancellati con un tratto di penna”.






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