ANNO 14 n° 116
Autopsia per madre e figlio
Fondamentale per chiarire le cause del decesso del bimbo trovato senza vita
ma anche per la madre, impiccata con una fascia da bebé a due passi dal lago
23/05/2016 - 02:01

MONTEFIASCONE – Se il piccolo Matteo Arion è stato ucciso dalla madre, la 22enne austriaca Cecilia Maria Frassine, prima di togliersi la vita, come presumono gli inquirenti, lo metterà nero su bianco l’autopsia, già disposta dal pm Chiara Capezzuto, sul corpo del bambino. Non resta che attendere quindi l’esito dell’esame autoptico per far luce sulle cause del suo decesso. Ma l'autopsia è stata ordinata anche per la madre, trovata impiccata ad un albero sopra al vadavere del figlioletto utilizzando non un foulard - come era sembrato in un primo momento - ma con una di quelle fasce porta bebè.

Al momento, pertanto, sarebbe da scartare il coinvolgimento di terze persone, propendendo per l’ipotesi dell’omicidio suicidio che, come detto, è la dinamica più probabile.

Qui le foto sul luogo del ritrovamento 

Era venuta in vacanza con la mamma e il figlioletto Cecilia Maria. Giovanissima, studentessa universitaria di Vienna, era diventata mamma di Matteo Arion lo scorso inverno e, stando a quanto si è appreso, questi giorni di villeggiatura al camping sul lungolago di Montefiascone, avrebbero dovuta aiutarla a superare la fase depressiva post partum, che colpisce fino al 20% delle donne e che si manifesta in maniera particolarmente acuta intorno al sesto mese dalla nascita del bambino. Ansia, stress, paura, senso di inadeguatezza e anche istinti suicidi – questi i sintomi più comuni - potrebbero quindi aver preso il sopravvento sulla giovane mamma e portarla a compiere il gesto estremo: andarsene trascinando con sé il suo piccolo. Tanto più che il padre naturale non avrebbe mai voluto riconoscere la paternità del figlio, sempre secondo le indiscrezioni che trapelano.

Si è allontanata dal bungalow nella notte tra venerdì e sabato scorsi dicendo di voler far addormentare il bimbo, ma poi non è più tornata. Scattato il piano di ricerche della prefettura su impulso della madre, preoccupata di non vederli rientrare, da sabato mattina all’alba vigili del fuoco, carabinieri, polizia locale, e personale della protezione civile hanno cercato i due in lungo e in largo, setacciando ogni angolo, via terra e via lago, perché nessuna pista era da escludere.

Ricerche spasmodiche si sono però concluse domenica mattina nel peggiore dei modi, con il ritrovamento dei corpi senza vita di entrambi su una collinetta sperduta in località Poggio del Gelso, a meno di un chilometro dal camping da cui la ragazza era partita. Cecilia impiccata a una quercia, il bimbo a poca distanza, riverso a terra, con gli occhi semi chiusi e, pare, coperto da un giubbotto. Le operazioni di recupero dei corpi sono andate avanti per tutta la mattina anche per via del luogo impervio. Sul posto subito anche gli uomini del colonnello Mauro Conte, il pm Chiara Capezzuto, titolare dell’inchiesta, e il medico legale che ha svolto i primi accertamenti sulle salme, poi trasportate all’ospedale Belcolle a disposizione dell’autorità giudiziaria. Ora si attende il responso dell’autopsia sul corpicino di Matteo.

È stata una settimana drammatica, una settimana di tragedie per la Tuscia. Solo sei giorni fa lo choc per un altro suicidio, quello di Sandro Ciambella, il 55enne di Vignanello che, prima di abbandonarsi nelle acque del lago di Vico aveva parcheggiato la sua auto sulla riva e lasciato all’interno un biglietto in cui chiedeva scusa ai familiari. Sempre il lago di Bolsena, invece, anni fa è stato teatro di un’altra tragedia. Era il 2007 e un turista tedesco, che come Cecilia e sua madre e altre centinaia di stranieri che in questo periodo affollano i camping della zona, aveva perso entrambi i figli durante una gita in canoa al lago.

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